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Parte dal Teatro Olimpico il tour della Dottoressa Bruzzone: “Favole da Incubo” desta le principesse e le trasforma in guerriere
C’era una volta, c’è ancora, e purtroppo ci sarà, un bel castello con la bella principessa che aspetta il principe azzurro, che la salverà e la porterà via per vivere per sempre una vita felice e contenta…Dovrebbe iniziare e finire così il racconto di una favola e invece, inizia con un countdown alla rovescia, nel quale i numeri rossi vanno in crescendo su uno sfondo nero e nomi di donna, scanditi uno a uno, che corrono veloci, aiutati da una musica rock che ti fa salire i battiti e poi si interrompe per lasciare spazio a un battito, il cuore, sempre più lento, sempre più lento, sempre più…brividi e un suono continuo, senza più musica.
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Le caratteristiche di una donna secondo le favole
Roberta Bruzzone, criminologa e psicologa, entra in scena e inizia la sua lotta contro i femminicidi. Nelle sue parole crude, dirette ed estremamente realistiche, si cela la denuncia di un sistema che non intende cambiare perché “le cose vanno così e devono continuare ad andare così”. Si inizia a parlare della scelta dei giocattoli che, fin da piccoli, ci chiudono in un mondo già precostituito: se nasci uomo avrai i giocattoli per competere, dare misura della tua forza e aumentare la tua autostima alla stregua di supereroi e macchinari sempre più colorati, veloci e adeguati ai tempi che passano; se nasci donna, purtroppo per te, avrai gli stessi giocattoli che già venivano venduti un secolo fa! Eh già, perché per le donne pentoline, bambolotti, elettrodomestici e scopettoni vari sono soltanto diventati elettrici, ma sono sempre rosa, sempre a uso domestico, sempre progettati per formare le brave mammine e donne di casa. Anzi, dobbiamo dire che una cosa al passo con il secolo attuale è arrivato anche per le bambine: trucchi, skin care e spa di ogni tipo, perché si sa “o diventi bella o diventi utile”.
In un mondo che costruisce tutto a misura di maschio, c’è veramente poco che una donna possa fare, anzi se non fa nulla è anche meglio, perché almeno resta al suo posto. Uno studio del 2024 (sì, abbiamo scritto bene, la Dottoressa ci parla di uno studio avvenuto proprio quest’anno) svela che per la maggior parte della popolazione, i punti fondamentali per una donna devono essere:
- Realizzarsi solo sulla sfera privata;
- Considerare la maternità come la sua principale ragione di vita;
- Per essere donna bisogna essere madre;
- Non deve essere ambiziosa;
- Deve stare al fianco del suo uomo (ma un passo indietro);
- Deve evitare di indurre in tentazioni con abbigliamento non consono;
- Non deve bere;
- Non deve uscire con le amiche;
- Non deve mettere in discussione le decisioni dell’uomo;
- Deve sempre mettere gli altri al primo posto;
- Non devono votare
Favole da incubo lo spettacolo denuncia
Su queste caratteristiche, ampiamente spiegate nel libro Favole da Incubo e durante le due ore e un quarto della serata al teatro Olimpico di Roma, Roberta Bruzzone mette i puntini sulle “i” riguardo ciò che veramente accade nelle nostre case. Le nostre principesse non impiegano poi molto a incontrare un uomo, il loro principe azzurro, che trasformerà la loro vita gioiosa, studiosa, allegra e spensierata, in un vero e proprio incubo.
Ma perché? Perché questi uomini, li chiamiamo così solo per la distinzione sessuale, sono bravi e capaci sì, a scovare donne con la sindrome della crocerossina e della badante.
Chi sono? I nostri cari principi sono i narcisisti, tanto bravi a portarti in una fantastica “melassa di dolcezza che ti travolge e tu, ti lasci travolgere”. La Dottoressa ci spiega anche come riconoscerli, ma spesso anche davanti all’evidenza, le nostre principesse sono talmente implicate nella melassa da non riuscire a liberarsene, un po’ come gli insetti attratti dal profumo dolce del liquido delle piante carnivore, una volta caduti dentro, si scivola soltanto e, proprio come gli insetti, si muore.
Quando i sentimenti si buttano a capofitto nella pianta carnivora, ecco che i nostri ormoni della felicità \ (dopamina, serotonina, ossitocina, adrenalina/noradrenalina, endorfine e feniletilamina) viaggiano senza meta e le principesse vedono solo il loro principe, bisognoso di essere lui salvato dal drago cattivo. A volte questo mostro è una famiglia anaffettiva, a volte è il lavoro stressante, a volte il gioco d’azzardo, a volte il mondo intero ce l’ha con lui… C’è sempre una cosa che nella sua vita non va e la principessa si rende disponibile per amore ad aiutarlo a ogni costo, perché “per lei cambierà, il suo amore lo salverà, senza di lei non può vivere…” BUGIARDO! Infinitamente bugiardo. Il narcisista si può riconoscere, oh sì, perché sono tutti estremamente uguali:
- Non sa e non può stare da solo;
- Mente in maniera seriale;
- Critica tutto e tutti…anche chi è già nell’aldilà.
Se la principessa aspettasse che i suoi ormoni felici abbassino le difese, magari vedrebbe il suo principe sotto un altro aspetto ma lui il tempo non glielo dà e, quando inizia a guardarlo con altri occhi, ecco la catastrofe. Il principe si arrabbia, iniziano le violenze prima psicologiche e poi fisiche, spesso entrambe. Ma la principessa che fa? Non lo lascia, non sia mai anzi…decide che un erede (meglio se maschio) può salvare il rapporto. Purtroppo ci ritroveremo sia la principessa che il delfino a prendere botte, insulti e finire al pronto soccorso più spesso di quanto si creda. E forse, ma solo forse, a questo punto la principessa decide di lasciare il castello e allora è proprio da qui che si arriva inevitabilmente al femminicidio. Molto spesso i figli vengono uccisi insieme alle loro madri, a volte i figli vengono uccisi solo perché lei soffra le pene dell’inferno che stanno soffrendo loro – poveri uomini – per essere stati lasciati.
E che fine fanno i figli, o le mamme con i figli sopravvissuti di queste favole?
Vengono dimenticati. Sì, vengono dimenticati dalle persone e dalle istituzioni, non sempre ma, nella maggior parte dei casi, continuano a vivere nel loro dolore fisico e psicologico, con le loro cicatrici, deturpazioni e pozzi neri nel cuore; ci sono casi in cui i bambini non superano questo trauma e subiscono un trauma nel trauma, per i quali devono essere curati in centri specializzati di neuropsichiatria infantile; ci sono casi in cui le mamme e i figli riescono a riprendere in mano la loro vita e risorgono come le Fenici dalle ceneri. Ma nella maggior parte delle favole da incubo, le principesse muoiono.
Che ruolo hanno in queste favole le mamme dei principi?
In questo calderone di brutture, una parte negativa la vogliamo riservare alle mamme di questi soggetti. Nella nostra mente pensiamo che una donna che partorisce un figlio è donna, ma è la madre di un uomo che difenderà sempre fino alla fine, il perché ce lo spiega Roberta Bruzzone nella video intervista.
Favole da incubo uno spettacolo diviso in due parti
Nella seconda parte della serata vengono affrontati i casi di Elena Ceste morta a 37 anni per mano del marito che ne ha occultato il cadavere a 800 metri da casa; Roberta Ragusa scomparsa a 44 anni il cui corpo non è mai stato ritrovato, ma il marito è stato condannato per omicidio e occultamento di cadavere e Arianna Flagiello istigata al suicidio dal compagno a soli 32 anni. Da ognuna di queste tre storie dobbiamo imparare tanto, ma dobbiamo passare il messaggio soprattutto nelle scuole, tra i bambini e gli adolescenti che saranno presto adulti; nelle aziende dove ancora ci sono i colleghi che fanno i simpatici e in ogni caso, le donne sono ancora considerate inferiori nelle mansioni e nello stipendio; tra le donne di qualsiasi ceto sociale, livello di istruzione e cultura, perché ci si può salvare con la giusta prevenzione. Per saperne di più, oltre alla serata prevista nei teatri di tutta Italia, nel libro sono raccolte dieci favole, più una.
La serata vola via veloce, tra applausi e musica rock suonata dal marito della Dottoressa, Massimo Marino, e si chiude con i moniti alle donne che si raccontano che andrà tutto bene, che è meglio stare zitta, che non riuscirai a fare nulla da sola, che non sei in grado, perché hai sensi di colpa…”.
E invece no, perché “ORA BASTA! I principi azzurri non sono mai esistiti e nella migliore delle ipotesi, ormai, sono estinti da tempo immemore.” ORA BASTA! I nomi non devono passare veloci, sono tutti nomi da ricordare, perché oggi ci dobbiamo aiutare e ogni donna va aiutata: Elena, Roberta, Arianna, Giulia, Emanuela, Sabrina, Lucia, Francesca…
Le parole di Roberta Bruzzone, celate attraverso un sarcasmo pungente, ci conferma la determinazione e lo spirito di una specialista che, grazie alla sua preparazione, mostra davvero queste brutte pagine della nostra cronaca nera e termina con il consiglio, fatto con il cuore, quello ogni donna merita di essere indipendente, di avere un castello vero e di amarsi, sì di amare se stessa per prima cosa.
Un bel progetto che sta prendendo piede grazie alla Dottoressa Roberta Bruzzone e ai suoi collaboratori.