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25 Ottobre 2018La mia terra
27 Ottobre 2018Shakespeare in Love
§ La recensione §
“Nessuno nemmeno io posso separare ciò che Dio ha unito”. Nemmeno la Regina Elisabetta I riesce a spezzare il destino di Viola De Lesseps, in Wessex.
Shakespeare in Love. Esattamente come nella pellicola diretta da John Madden, uscita nelle sale cinematografiche nel 1999 e ancora oggi ricordata come una delle migliori trasposizioni su grande schermo della storia di Shakespeare e della nascita della tragedia di Romeo e Giulietta, anche al Teatro Brancaccio Queen Elisabeth I non può nulla contro la sorte della prima giovane attrice a calcare le scene del teatro elisabettiano, che dovrà abbandonare il suo amore per eseguire il suo dovere di moglie di Lord Wessex, lasciando spezzato il cuore del giovane scrittore William Shakespeare, ma sbloccando la sua vena creativa e regalandogli spunti per molte opere successive.
Anche se l’intento di tutta la compagnia era quello di non emulare il film con Joseph Fiennes e Gwyneth Paltrow, alla fine del primo atto lo spettatore si accorge di essere completamente immerso nella realtà cinquecentesca dell’opera cinematografica. Tutto quello che rendeva la commedia tragica, comica e shakespeariana è stato profondamente rispettato, riproponendo nel perfetto stile della commedia degli errori, il teatro nel teatro. A partire dalla scenografia: con pannelli mobili per ricreare ambientazioni diverse, con la fedele riproduzione del teatro elisabettiano, dai quali appaiono le comparse, i musicisti e si possono ammirare le scene più delicate e divertenti della commedia – come ad esempio la poesia recitata dal giovane Shakespeare a Lady Viola, con Marlow nascosto dietro le spalle. Al centro del palco, sulla pedana ruotante, si consumano le scene più significative come quella della svestizione di Viola da parte di Will e il primo rapporto tra i protagonisti, su un letto a baldacchino a volte sostituito con una barca o con il trono della Regina a seconda dell’occorrenza.
Anche la musica live è stata fedelissima. Un pregio e un grande applauso va a tutti i musicisti che si sono serviti di due chitarre acustiche elettrificate, con un violoncello, un tamburello quasi a grandezza uomo e un flauto traverso per riempire i silenzi del parlato con la tradizionale musicalità di corte elisabettiana.
Anche il ritmo della narrazione è fedele. Lento, che induce quasi alla sonnolenza. Uscendo dallo spettacolo ho sentito persone in platea commentare “mamma mia quanto era lento, quasi dormivo”, non lo prendo come un’offesa bensì come un risultato di interpretazione del ritmo shakespeariano completamente riuscito.
Mentre Shakespeare tenta di recuperare il suo estro creativo, innamorandosi di Viola, scrivendo sugli assist dello stesso Marlowe, portando in scena il suo nuovo testo, si susseguono sul palco un cast di attori esperti e di talento. Ognuno ha il giusto ruolo. Lucia Lavia è una Viola Lesseps minuta e risoluta nel voler recitare nel teatro elisabettiano, innamorata del teatro e di Will, ma fedele ai doveri di una figlia femmina; Marco De Gaudio è un bellissimo Will Shakespeare, giovane, brillante, squattrinato e innamorato. Ho adorato tutti gli attori, da Marlowe alla Regina Elisabetta, da Alleyn a Burbage. Sono stati tutti bravissimi.
I MIEI NO – Nonostante il mio parere sull’intera opera della Produzione Officine del Teatro Italiano sia positiva, ci sono state due imprecisioni che proprio non mi sono andate giù. La prima è l’ingresso in scena di Viola nei panni di Giulietta. Viola è sicura del suo ruolo anche prima di entrare in scena, è una donna consapevole del suo ruolo e determinata a salire sul palco. Purtroppo questo momento è stato interpretato con troppa leggerezza, generando una gag comica e facendo apparire Viola insicura prima di calcare le scene del teatro elisabettiano. La seconda è stata proprio sul culmine dell’intera opera, nel momento di maggior pathos di Shakespeare in Love, con i due amanti che compiono il gesto estremo di suicidio – lasciando tutti a bocca aperta sia sul palco che in platea. Invece di scattare l’applauso commosso di rito, hanno interrotto il momento topico Lord Weesex e Messer Tinley in una maniera grottesca, generando una seconda gag comica poco digerita in platea. Capisco le necessità teatrali, capisco che non si era voluto fare un remake a teatro del film, ma un momento romantico-drammatico topico e ricco di carica emotiva non può essere interrotto in quel modo con una comicità fuori luogo.
Lo spettatore che va a vedere Shakespeare in Love, al Brancaccio fino al 18 novembre e in tour in tutta Italia, deve aspettarsi una via di mezzo tra quella che è la serietà tradizionale di Shakespeare difesa alla grande dal Globe Theatre, e lo stile classico del musical e della commedia.
Shakespeare in love
DALLA SCENEGGIATURA DI MARC NORMAN & TOM STOPPARD
ADATTAMENTO TEATRALE DI LEE HALL
MUSICHE DI PADDY CUNNEEN
TRADUZIONE EDOARDO ERBA
ORIGINARIAMENTE PRODOTTO PER IL WEST END
DALLA DISNEY THEATRICAL PRODUCTIONS E SONIA FRIEDMAN PRODUCTIONS
REGIA DECLAN DONNELLAN, SCENE NICK ORMEROD
CON
LUCIA LAVIA – VIOLA DE LESSEPS/THOMAS KENT
MARCO DE GAUDIO – WILL SHAKESPEARE
E CON
LISA ANGELILLO, STEFANO ANNONI, LUIGI AQUILINO, ROBERTA AZZARONE, MICHELE BERNARDI, LORENZO CARMAGNINI, MICHELE DE PAOLA, NICOLÒ GIACALONE, CARLO AMLETO GIAMMUSSO, ROSA LEO SERVIDIO, PIETRO MASOTTI, GIUSEPPE PALASCIANO, EDOARDO RIVOIRA, ALESSANDRO SAVARESE, GIUSEPPE SCODITTI, FILIPPO USELLINI, DANIELE VAGNOZZI, GULLIVER
SCENE PATRIZIA BOCCONI, COSTUMI ERIKA CARRETTA, REALIZZAZIONE VIDEO SCENOGRAFICA CRISTINA REDINI, COREOGRAFIE E COMBATTIMENTI BIAGIO CARAVANO, AIUTO REGIA DAFNE NIGLIO, DISEGNO SUONO EMANUELE CARLUCCI, DIREZIONE MUSICALE MATTEO CASTELLI, DIRETTORE DI PRODUZIONE CARLO BUTTO’, DIREZIONE ARTISTICA OTI ALESSANDRO LONGOBARDI
REGIA GIAMPIERO SOLARI
REGIA ASSOCIATA BRUNO FORNASARI
UNA PRODUZIONE ALESSANDRO LONGOBARDI PER OFFICINE DEL TEATRO ITALIANO
IL TOUR 2018-2019