Il test
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Che disastro di Peter Pan
La recensione dello spettacolo in scena fino al 28 novembre che ha aperto
la stagione musical del Brancaccio dopo la pandemia
Chi ha la pazienza di vedere questo video, molto ben prodotto, capirà che “Che disastro di Peter Pan” è un musical tutto da ridere.
Proprio sulla scia del successo di Che disastro di commedia, sempre dalla penna di J.M.Barrie, di Henry Lewis, Jonathan Sayer e Henry Shields, esce questo pasticciaccio brutto ma che lascia il pubblico con una paralisi facciale. Del resto non si rideva così da almeno due anni e sedersi in platea, rilassarsi e godersi lo spettacolo, fa dimenticare qualsiasi situazione, perfino la mascherina rigorosamente tirata su. Mentre sul palco si palesava emozione per il grande ritorno – il Brancaccio è stato tra i primi grandi teatri romani a riaprire la stagione con un musical di tale portata – in platea c’è stata una grande festa. Vedere persone felici di ritrovarsi in un foyer, chiacchierare vis a vis e scambiarsi pareri a caldo è stata una gioia da parte di tutti e per una serata ha fatto quasi dimenticare la situazione di emergenza.
Che disastro di Peter Pan è una commedia per famiglie, divertente ma assolutamente complicata e difficile da portare in scena. Un vero e proprio teatro nel teatro, una commedia sviluppata su due piani narrativi diversi: quello della favola di Peter Pan e quello della compagnia teatrale. Tra errori, battute sbagliate, attori in difficoltà , scenografie che non tengono, voli pindarici da parte degli attori, spesso trasformati in stuntman, fuori campo non pertinenti, quindi tutto fuorché una vera e propria commedia, la compagnia mostra quello che veramente serve ad un gruppo per andare avanti: il cuore. All’interno di questo stravagante Peter Pan emergono anche storie d’amore non corrisposto, problematiche classiche sempre presenti in un gruppo e solamente chi ha alla base affetto e comprensione riesce ad andare avanti. Unione e cuore quindi sono la base di questo messaggio, più significativo di questa ripartenza.
Che disastro Peter Pan è anche uno spettacolo complesso. Pronto per marzo 2020, è stato fermo più di un anno e mezzo per poi ripartire in tutta velocità . La crew creativa ha infatti volato per realizzare scenografie e costumi, che meritano una menzione speciale per quanto sono accurati e rifiniti. Che disastro di Peter Pan è stato rimesso in piedi in soli 9 giorni, mentre i costumi sono stati realizzati in circa 40 giorni.
«Siamo morti ma felici – sono le parole di Igor Petrotto nei panni di Peter Pan, al termine della replica – Dopo un anno e 8 mesi abbiamo messo su lo spettacolo in 9 giorni ed è una roba che ci ha reso a dir poco felici. Questo è uno spettacolo che più lo fai e più ti restituisce. La stanchezza è infinita penso che dormirò fino a dopo domani.»
«La commozione sul palco non è stata niente, avresti dovuto vedere il 31 all’anteprima! – ammette Viviana Colais, nel cast è Wendi – Io sono felicissima, tornare sulle scene dopo 2 anni e vedere il pubblico è una cosa non commuovente, di più. Tornare a fare una cosa che la vita ci tolto per due anni, ed essere consapevoli che potrebbe accadere di nuovo, è stato bellissimo. Lavorare tutti insieme è stato commuovente. In questo momento c’è l’adrenalina, ma la stanchezza domani sarà tantissima. Però, se questo è il risultato, può valere tutta la stanchezza del mondo.»
«C’è stata tanta emozione all’inizio. C’era tanta gente e speravamo che tutto andasse come doveva andare – È l’analisi di Marco Zordan, il Capitan Uncino della compagnia – Il fatto che le persone siano andate via contente vuol dire che siamo riusciti nell’obiettivo, perché questo è uno spettacolo con molto cuore e quindi alla fine vedere le persone che ridevano è stato il risultato più bello. Poi il lato tecnico e tutte le imperfezioni verranno corrette nel tempo. Ma dopo tutto il periodo vissuto fino a poco fa, una serata del genere ci riconcilia con tante cose: amarezze, groppi, domande come “torneremo come prima?” Vedere tante persone ha rincuorato tanto.” E alla domanda: Il teatro tornerà come quello di prima? Zordan rilancia speranzoso: “Sicuramente ci sarà un’evoluzione, questa non è stata una parentesi. Ma le crisi servono per migliorare e quindi ci auguriamo che questa cosa non torni come prima, ma meglio di prima. Abbiamo una responsabilità , visto che comunque riapriamo questo teatro così importante di far vedere alle persone che ne vale la pena uscire di casa, venire a teatro nonostante le pratiche del green pass e mascherina.»