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Pubblicato da Sara Colangeli on 17 Novembre 2018
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  • dialetto
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Groppi d'amore nella scuraglia

Groppi d'amore nella scuraglia

Groppi d’amore nella scuraglia

 

§ La recensione §

 

Groppi d'amore nella scuraglia

Groppi d’amore nella scuraglia

Un metro e ottanta circa bastano e avanzano per trasmettere tutto quello che è Groppi d’amore nella scuraglia, in scena fino a domenica 18 al Teatrosophia. Non vi venga in mente che sia una cosa banale o semplice da fare, perché il testo di Tiziano Scarpa è un viaggio senza tempo, in tematiche che stranamente restano attuali e contemporanee. Attraverso l’immedesimazione in diversi personaggi, con un costume che ricorda davvero un contadino meridionale lontano dall’urbanizzazione, utilizzando un mix di tecniche recitative, provandosi dell’ausilio di qualsiasi tipo di scenografia, il talento di Silvio Barbiero ci racconta la storia di Scatorchio e del suo amore per Sirocchia, insidiato dal rivale Cicerchia. Scatorchio è il tipico essere umano sfortunato che tenta di tutto per ottenere l’attenzione della sua bella, dall’appoggio alla trovata del sindaco di trasformare il paese in una discarica, fino all’antenna satellitare per “aggiustare” le cose. Groppi d’amore nella scuraglia è una favola e come tale ha un messaggio molto particolare, che tra un dialetto inventato, molto vicino a quello meridionale siciliano, e un paesino che in realtà non c’è, ti porta a riflettere sulla condizione dell’uomo, su cosa è disposto a far. Ha una vena a metà tra la comicità e la tragicità, con quel retrogusto amaro che è la realtà della vita. Attraverso l’uso di animali all’interno del testo narrativo, come per esempio l’asinella, il sorcio, il cane canaglia, si raccontano anche le nevrosi proprie dell’essere umano.

“Non è un testo in cui bisogna cercare di capire da dove provengono le parole, perchè il dialetto è puramente inventato – è l’introduzione che fa Silvio Barbiero, un cappello prima della sua messa in scena – Il testo è molto più ricco di quello che viene presentato adesso. Quando abbiamo fatto l’esordio nel 2011, la durata dello spettacolo era poco meno di due ore e penso che l’unico felice al termine fossi io (ride, mentre lo spettacolo ora dura 50 minuti circa ndr). Riducendolo è ovvio che si è perso qualcosa del testo narrativo. Per questo raccontiamo una poesia al termine dello spettacolo, in modo da dare un segno, un ricordo di sezioni di testo tagliate.” A noi ieri al Teatrosophia è capitata la poesia “der gatto gattaro“, chiunque andrà tra stasera e domani a vedere Groppi d’amore nella scuraglia, ore 21.00, potrà dire cosa avrà sentito!

Da you tube vi ho trovato il video di una delle repliche, buona visione!

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Sara Colangeli
Sara Colangeli
Sono Sara, professionista poliedrica nel campo della comunicazione. Specializzata in giornalismo, consulenza per autori e case editrici, social media manager e Wordpress. Inseparabile da libri e cani!

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