Grease Il Musical!
18 Ottobre 2017Heathers!
23 Ottobre 2017Heathers il Musical!
Troppo spesso si sente parlare di episodi di bullismo nelle scuole e di quanto la società di oggi non stia facendo altro che incrementare questi fenomeni di violenza e potere tra gruppetti di adolescenti.
Heathers Il Musical denuncia proprio quei temi che oggi sono di altissima attualità: bullismo, depressione, suicidio e omofobia.
L’Accademia Platafisica in collaborazione con Professione Spettacolo, sempre attente alla crescita professionale e personale dei propri iscritti, hanno l’esclusiva dello spettacolo per la prima volta in Europa. Dopo i successi di Hollywood nel 2013 e Off-Broadway nel 2014, al Spazio Diamante di Roma oggi debutta uno spettacolo che ha già due date su tre sold out.
Siamo tempestati ovunque di mode trascinatrici come la Blue Whale, il fenomeno che sta portando tanti ragazzi neo adolescenti e adolescenti a suicidarsi, in nome di cosa ancora non si è capito. Prende sempre più piede lo scherzo crudele del Pull a Pig, che porta un gruppo ad adescare ragazze di altre nazionalità per poi portarle ad incontrarsi e deriderle facendo a pezzi l’autostima di queste menti già fragili.
Devo continuare secondo voi?
Heathers Il Musical utilizza il metodo più diretto e semplice che ci possa essere, ovvero quello della musica, rock in questo caso, per denunciare questi fenomeni che dovrebbero essere seriamente e bruscamente fermati. Veronica Sawyer frequenta “Westerburg High”, un liceo nell’Ohio in cui predominano astio e continua competizione tra i vari gruppi di studenti. Solo le cosiddette “Heathers” sembrano astenersi da questi conflitti, poiché considerate dalla maggioranza come superiori esseri perfetti. Heather Chandler, a capo del gruppo, sfrutta l’amicizia delle altre due per i propri interessi tanto da essere definita da loro stesse “squalo”; Heather McNamara e Heather Duke compongono il resto del trio. Veronica, nel tentativo di scampare all’odio quotidiano, diventa parte delle Heathers, rinunciando però a tutte le amicizie instaurate in precedenza. Al contrario delle altre due ragazze che si fanno sottomettere senza controbattere, Veronica si ribella al cinismo di Heather Chandler, la quale si diletta ad organizzare scherzi “pesanti” verso i compagni, facendo recapitare falsi messaggi d’amore scritti dalla stessa Veronica, molto abile
nella falsificazione delle calligrafie altrui. La vita prosegue normalmente alla “Westerburg High” fino all’arrivo di Jason Dean, un nuovo studente, soprannominato JD, figlio di un impresario edile tanto ricco quanto spietato. Veronica è attratta dal fascino poetico e dall’animo temprato del ragazzo ed i due si innamorano in breve tempo. JD vorrebbe eliminare tutti i compagni più ammirati e disonesti, coinvolgendo anche Veronica nella sua operazione di sterminio. La sua ribellione contro le regole non scritte della vita scolastica sconfina dunque nella psicosi. La prima a fare tragicamente le spese della sua mania omicida sarà proprio Heather Chandler. L’eliminazione della studentessa, e in seguito di altri suoi compagni “privilegiati”, porterà ad un confronto finale tra Veronica e JD e in seguito alla rottura tra i due. Con il cuore spezzato dal tradimento della ragazza, JD costruisce una bomba per far saltare in aria la scuola durante il ballo studentesco. Tuttavia viene fermato da Veronica e decide quindi di farsi esplodere da solo lasciando gli altri studenti illesi. Lo spettacolo si conclude con un “lieto fine” in cui Veronica esorta tutti a fare un passo indietro e a tornare per un momento alla purezza di quando erano bambini.
I volti in primo piano della storia, portata sul piccolo e grande schermo da Winona Ryder e Christian Slater nel 1988 con il film cult Heathers (in italiano Schegge di Follia), sono: ROSY MESSINA – Veronica Sawyer; LUCA SETACCIOLI – Jason Dean; ALICE GALLO – Heather Chandler; GIACOMO NAPPINI – Paul Kelly. È proprio con loro che abbiamo affrontato il tema del bullismo, sbirciando la tecnica migliore per affrontare tematiche tanto importanti.
“Il mio rapporto con il bullismo è abbastanza particolare perché mi ci sono trovata in mezzo. Uno dei motivi perché amo il personaggio di Veronica è che ha tantissimo di me ed ha risvegliato e riaperto dei file della mia vita di avvenimenti realmente accaduti. Partendo dalle elementari che è stata la fase più critica che mi ha fatto capire quale posizione volessi prendere all’interno della società, era partito un atto di bullismo nei miei confronti semplicemente perché la mia migliore amica era perfetta quindi, se vogliamo associarla a Heather Chandler, era praticamente lei. Quando c’erano quelle liti fra amiche, automaticamente mi si ribaltava la situazione addosso perché lei aveva il regno della scuola ai piedi ed io invece mi ritrovavo da sola con tutte le prese in giro… dagli occhiali, all’apparecchio, al fatto che ero molto più bruttina di lei, vestivo come un maschietto e non mi curavo dell’estetica… ma riuscivo a scamparla perché ero molto simpatica, ero sempre vicino ai maschi, non ero per niente femminuccia e, comunque, ero una buona alleata. E poi avevo la mia voce. Avevo come una doppia vita, a scuola ero una nerd come Veronica diciamo, però avevo dalla mia queste serate con la band, le mie prime esibizioni a scuola dove a volte si richiedeva la partecipazione di qualcuno che sapesse cantare e da lì avevo l’appoggio e mi ritrovavo dei fan. Grazie a questa mia seconda vita riuscivo a scamparla. Però ero molto vicina alle persone bullizzate e non riuscivo a non intervenire, mettendo in mezzo anche me. Fino ad arrivare alle superiori che è stata la fase in cui ero il “Che Guevara dei poveri” perché ho fatto in modo di essere rappresentante d’istituto ma, per fare questo, ho dovuto accaparrarmi l’amicizia e la simpatia delle Heather diciamo… che sono esistite, esistono ed esisteranno sempre in tutte le scuole. Ho fatto proprio un sacrificio e ho deciso, a metà percorso, di cercare di avvicinare e di conquistare le inavvicinabili, purtroppo penalizzando le mie vere amicizie cercando sempre di fargli capire che lo facevo per una giusta causa. Un periodo turbolento, una lotta di accettazione. Ero veramente a protezione dei bullizzati, mi scagliavo contro i bulli fino a che, ovviamente, mi sono scagliata anche contro le Heather che erano un pretesto per me solo per arrivare ad essere rappresentante d’istituto e cercare di cambiare le cose a scuola. Tutto questo per dire che non c’è stato niente che non avrei fatto rispetto a Veronica: tutto quello che lei fa all’interno del musical è quello che ho fatto io, che faccio, e che farei ancora. Veronica mi appartiene davvero tanto quindi sono molto contenta di aver nutrito e di aver fatto nascere questo personaggio in me.
Non ho subìto un bullismo violento o composto da minacce, ricatti o scontri fisici come diverso o estraneo al gruppo classe. Non so se possa definirsi bullismo psicologico però l’essere giudicato e percepito come diverso o estraneo al gruppo classe. Mi capita spesso di notare i miei allievi subire una silente esclusione, una comoda indifferenza e sterile distanza. Credo sia un pericolo molto ambiguo, proprio perché subdolo e molto sottovalutato. La risposta sarebbe un potenziamento della consapevolezza di sé e la scoperta dei propri talenti. Gli adulti possono avere questo compito, ma qui, in HEATHERS, dove rappresento tre adulti diversi, nessuno di essi è capace di mettersi al servizio dei giovani. In questo musical rappresento tutte le persone che si lasciano sfuggire qualcosa tra le dita: il preside Gowan non ha formato una rete docenti idonea alla lotta contro il bullismo, Paul Kelly è tuttora un retaggio del bullo che è stato e ama usare il suo potere di padre per mortificare il figlio, mentre Mr Sawyer, padre di Veronica, è totalmente altrove, lasciando campo libero a ciò che invece potrebbe contribuire ad estirpare.
Sono stato un adolescente complesso e complicato. Quando avevo 13 anni i miei genitori si sono separati e mio padre è andato via di casa improvvisamente, creando in me una sindrome di abbandono permanente che anche oggi faccio fatica a combattere. Il mio personaggio, Jason Dean, ha visto suicidarsi sua madre e non ha perdonato mai suo padre di esserne stato in parte responsabile, quindi ho cercato di portare in scena un dolore latente come questo. Parte della sociopatia del personaggio dipende dalla sua vita famigliare. Inoltre sono stato in sovrappeso fino a 18 anni e questo mi ha reso bersaglio dei bulli della scuola. Ho vissuto in una città dove i miei coetanei erano crudeli e aggressivi, capaci di ferire fisicamente oltre che psicologicamente. Ho scavato nei ricordi di quell’adolescente a disagio con se stesso e con gli altri per ritrovare quel desiderio di solitudine che caratterizza Jason Dean e che invece non appartiene più a me. Il personaggio vuole combattere i cattivi della scuola e decide di farlo a modo suo. Senza giudicare queste scelte, ho voluto solo vivermi gli impulsi che lo muovono, in modo che il fine giustifichi i mezzi.
Io sono stata fortunata perché ho avuto un’adolescenza protetta. Episodi di bullismo veri e propri non ne ho subiti, non li ho sperimentati sulla mia pelle. Nell’età pre adolescenziale, dagli 11 ai 13 anni, la scuola Media per intenderci, è molto più facile che siano le ragazze ad essere protagoniste di un tipo di bullismo un po’ subdolo che è quello dell’ emarginazione. Personalmente, ho subìto un voltafaccia di una mia cara amica che ad un certo punto ha smesso di parlarmi; altre ragazze, che erano nostre amiche, si sono coalizzate e l’hanno sostenuta. Lei ha cominciato a parlar male di me e mi sono ritrovata da sola. Mi ha segnato molto: io so di aver cambiato personalità al liceo a causa di questo episodio. Il bullismo vero e proprio è altro, ma non bisogna sottovalutare casi come questo perché hanno peso sui bambini. Il mio personaggio è il bullo per eccellenza nello spettacolo. E’ stato un ruolo difficilissimo da studiare per me, perché da piccola non ho mai incentivato il bullismo, e mettermi dall’altra parte è stato molto complicato e impegnativo. Quello che ho trovato interessante studiandolo è che ognuno di noi ha della crudeltà repressa e, mettendomi nella pelle di questo personaggio, ho dovuto capire cosa può portare un bullo ad essere un bullo: quali violenze può aver subìto, che paura ci può essere dietro all’essere “cattivo” e lo smarrimento che si può provare. In fondo l’adolescenza è un periodo in cui uno cerca di capire chi è e ancora non sa cosa sia giusto o sbagliato, perciò si può decidere per proteggersi, anche dalla solitudine, di scegliere la crudeltà come maschera. Nessuno è cattivo senza motivo…
Per le foto si ringrazia Annarita Barbarossa.