Le favolose 11
7 Ottobre 2021Fiesta
20 Ottobre 2021
Marco Aceti racconta Lettera H
Nei panni di Seba, Marco Aceti è il protagonista
di uno dei più crudeli crimini del mostro di Firenze
Sguardo sicuro di sé e deciso. Sorrisi e saluti, ma anche un pizzico di imbarazzo per i complimenti ricevuti al termine della kermesse. Questo è Marco Aceti al termine di “Le regole del gioco”. A Roma, al teatro Petrolini, si è tenuto infatti lo spettacolo di Roberto Belli che, con l’occasione, festeggia i 30 anni di carriera nel mondo del teatro. Chiedendo un parere su come sia andato lo spettacolo, Aceti ride e dice «Non lo so, non ci sto capendo nulla, credo bene – è un misto di imbarazzo e modestia – I commenti sono stati stra positivi da tutti. Mi sono state dette delle cose molto belle, ma non voglio dirle io, non mi piace auto elogiarmi. Posso dire che abbiamo regalato emozioni forti e potenti.» Accanto all’attore romano, in un thriller intenso c’è Sara Colelli. «Il tema dello spettacolo è molto attuale oltre che essere molto potente. Noi abbiamo provato ad analizzare diversi aspetti, come la violenza psicologica che a volte viene fatta da chi ha più astuzia, in questo caso la donna nei confronti dell’uomo, ma poi si sfocia nella violenza che non è mai tollerata.» Per Marco Aceti questo è un ritorno sul palcoscenico dopo un lungo periodo tra cinema e tv. «Vero! Il palcoscenico è una cosa che fa venire i brividi. È passato tanto tempo, troppo tempo. Un po’ per il covid e un po’ perché sono stato impegnato su alcuni set cinematografici. È comunque un’emozione bellissima. Ma non sarà l’unica: ad aprile faremo una commedia dal titolo “quella piccola pazza cosa chiamata amore” con la regia di Lillo, insieme a Danilo De Santis, Roberta Mastromichele, Roberto Belli e Chiara Buratti.»
Mentre Marco si tuffa nel mondo del teatro, Amazon Prime Video ha in programma di far uscire entro la fine di ottobre il film che lo vede protagonista insieme a Giulia Todaro: Lettera H. La pellicola racconta la storia di Patty (Todaro) e Seba (Aceti), una coppia che si ama nonostante la differenza di età. Seba ha 37 anni, con un passato fatto di piccoli crimini, fa il carrozziere e con Patty condividono la passione per il vintage anni ’80. Patty, per festeggiare l’imminente festa di Seba, vuole organizzare una festa a tema con gli amici più cari. Per l’occasione Seba ha rimesso a lucido con grande amore una 127 di seconda mano comprata ad un’asta giudiziaria. È una serata apparentemente perfetta, tutto va come deve andare. Al termine della festa i due protagonisti si appartano in un bosco fuori città e, appartati al buio, inizia a salire l’angoscia, si sentono osservati da qualcuno o da qualcosa di minaccioso. Da qui inizia un thriller psicologico pieno di sorprese e colpi di scena che lasceranno lo spettatore senza parole. Lettera H ha una tematica thriller violenta un po’ come le regole del gioco. «Vero! In questo caso però, la donna è più coinvolta dell’uomo, le viene fatto un trattamento cruento. La nostra abilità è stata quella di aver riportato nel film i fatti di cronaca così come sono accaduti.» Lettera H racconta uno dei più crudeli delitti attribuiti al mostro di Firenze, ovvero quello della Fiat 127. È il sabato sera del 14 settembre 1974. È buio, e in uno spiazzo appartato, a una cinquantina di chilometri a nord di Firenze, c’è parcheggiata una Fiat 127. A bordo ci sono un ragazzo e una ragazza, appena maggiorenni. All’improvviso un’ombra, davanti al finestrino. Cinque proiettili colpiscono il ragazzo e lo uccidono sul colpo. La ragazza viene ferita e trascinata fuori dall’auto. Picchiata, massacrata a colpi di pugnale. 96 sferzate, molte delle quali rivolte al pube. È solo il primo di una serie infinita di feroci agguati a coppie che si appartano nei dintorni di Firenze per un momento di intimità. I delitti del Mostro, verranno chiamati. Il film è talmente fedele che fa già incetta di premi su scala internazionale. «Con questo Lettera H abbiamo vinto diversi premi in giro per l’Europa, non solo! Anche in America abbiamo raccolto consensi, all’Oregon Film Fest ho vinto il titolo di miglior attore protagonista e siamo prossimi a uscire, sono molto felice di questo.»
Se si avesse ancora il libretto del lavoro, Marco Aceti avrebbe un altro ruolo professionale affiancato a quello di attore. «Si io sono un vigile del fuoco, tra l’altro in una caserma in cui c’è tanto lavoro: la 1A è tra le più operative di Roma. Lo faccio da 16 anni, è il mio lavoro, ho imparato ad amarlo, lo faccio con estrema passione e consapevolezza del rischio. Ma quello che voglio fare nella vita è altro.» Come è finito un ragazzo che sogna di fare l’attore con la divisa statale? «Mi arriva la cartolina del militare, io avevo già fatto “Notte prima degli esami” e mi è preso un colpo perché non potevo partire, così ho scelto di fare il pompiere perché era il posto più vicino a casa. Successivamente mi sono innamorato perdutamente di questo mestiere, dove non ci sono regole se non quella di essere pronto a rischiare la propria vita per gli altri e noi siamo pronti e addestrati a questo. Però ho imparato ad amarlo, è una delle mie grandi passioni.» Se Marco abbia o no il gira tempo di Hermione Granger non si sa, però riesce a conciliare bene il tutto. «Quando sono impegnato nel mondo dello spettacolo prendo un permesso di prestazione occasionale esterna, un privilegio degli impiegati statali. Ciò non rovina il rapporto con la squadra. È come una famiglia, noi stiamo 12 ore al giorno insieme e rischiamo la vita insieme.» Amante delle moto, accanto alla sua Harley Davidson 883 viron confessa che non è possibile scegliere tra teatro e cinema. «Un po’ come chiedere a un romano di scegliere tra l’amatriciana e la carbonara. Facciamo il mercoledì la carbonara di mamma e il sabato l’amatriciana di nonna? – scherza – Il teatro è diretto, non puoi sbagliare e devi essere bravo a mascherarlo. Quando giri invece hai più riprese e puoi rifare le scene. L’essenza della recitazione è a teatro dove tutto è reale. Dove io tiro fuori l’emozione del momento e cerco di comunicartela a te che mi guardi. In quel momento è tutto realistico ed è la differenza chiave. Quando fai il film puoi rigirare la scena diverse volte, ci sono inquadrature diverse, è tutto completamente diverso. Però la macchina da presa ha il suo fascino, il palcoscenico ha il suo fascino, fare questo mestiere ha il suo fascino e l’importante è farlo con la qualità, dicendo cose importanti come quello che ho cercato di comunicare con Le regole del gioco. Questo è l’essenziale.» Il film in uscita sulla piattaforma è previsto per Halloween.