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La recensione
Dopo 10 anni di assenza, Massimiliano Bruno torna a calcare un palcoscenico. Lo fa riproponendo “Zero” un testo che trasuda Massimiliano Bruno da ogni poro.
“Zero” è un trionfo di tutto ciò che Massimiliano Bruno è: sceneggiatore, commediografo, attore, regista cinematografico e teatrale.
Attraverso la storia di un uomo, Coviello vero protagonista di “Zero”, Massimiliano Bruno porta in scena tutta la sua esperienza, talento e bravura. Applaudito da tutti, con date sold out dall’inizio alla fine del periodo di messa in scena al Piccolo Eliseo di Roma, Bruno racconta una storia di vita e di amicizia, di vendetta e di gruppo, di mafia e di malavita. Ma soprattutto racconta l’importanza di essere considerati, lo stato d’animo dell’essere trascurati e del sentirsi considerare uno zero da parte di tutta sfera sociale d’appartenenza, a partire da quella più stressa che è la famiglia. I riflettori sono tutti per Massimiliano Bruno, unico e solo attore, che si diverte a interpretare i personaggi caratterizzandoli come solo lui sa fare, utilizzando i dialetti: romano, fiorentino, calabrese. Sul palco con lui, una band di quattro elementi bravissimi ad eseguire una colonna sonora studiata appositamente da Massimo Giangrande.
Coviello è dai carabinieri, non si capisce bene perché in quanto il racconto è lungo e ingarbugliato. Il registro è comico, divertente, strappa battute, risate ed applausi in platea. Anche gli altri cinque personaggi a venire sono spassosi, ma altrettanto ricchi di riferimenti storici di vario genere, come l’argento italiano ai mondiali di calcio nel 1994, un siero della verità che ribalterebbe il panorama politico internazionale, il ricordo di Cucchi…
Dall’ilarità con cui Massimiliano Bruno prende di petto da vita dei suoi personaggi, improvvisamente si cambia registro e si cade in una spirale drammatica che termina con il momento topico di tutta la rappresentazione. Anche a teatro, in special modo con “Zero”, Bruno si fa riconoscere con il suo stile inconfondibile. Da un lato utilizza un repentino cambio di registro, dal comico al drammatico, in men che non si dica. Dall’altro lo vediamo fare in solitaria botta e risposta di un dialogo in dialetti diversi, ma perfettamente eseguiti.
“Zero” è uno spettacolo che va oltre il piacevole passare una serata a teatro. “Zero” è quello spettacolo che andrebbe portato in scena più spesso, dal quale è possibile imparare molteplici aspetti, un attore potrebbe imparare molto dal punto di vista tecnico, uno spettatore esce arricchito nell’animo.