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30 Settembre 2020D.N.A. – Dopo la Nuova Alba al teatro Basilica
Dal 30 settembre all’11 ottobre
“DNA – Dopo la Nuova Alba” vuole essere un trucco di magia, un gioco di prestigio drammaturgico, che disorienta lo spettatore tra mondi lontanissimi e tempi paralleli con lobiettivo di squarciare il nostro mondo e il nostro tempo.
Al via i “Frammenti” del TeatroBasilica! Si apre con DNA del Gruppo della Creta e poi Gabriele Lavia, Roberto Herlitzka e Antonio Calenda, Riccardo Caporossi, Michele Sinisi, Daniela Giovanetti, Dino Lopardo e tanti altri.
Dopo il lungo periodo di chiusura causa Covid, si riaprono finalmente le porte del TeatroBasilica, lo splendido spazio teatrale a San Giovanni, che inaugurerà la stagione con D.N.A. Dopo la Nuova Alba di Anton Giulio Calenda, regia Alessandro Di Murro, un progetto del Gruppo della Creta, con Jacopo Cinque, Alessio Esposito, Maria Lomurno, Eleonora Notaro, Laura Pannia; musiche originali di Enea Chisci, scene e costumi Laura Giannisi.
Una Giovane Donna, rinchiusa in un centro di recupero per malate psichiatriche, viene dimessa per essere reinserita nella società. Sostenuta da un gruppo di femministe capeggiate dal personaggio della Nana, ha il compito di attentare alla vita del Ministro dell’Interno, Flavio Mazzoni, personaggio politico di estrema destra e responsabile della sua reclusione nel manicomio.
La trama principale si intreccia con altre storie di universi lontani: un giovane che segue il suo maestro attraverso un deserto senza confini, due intellettuali che speculano sul futuro dell’arte mentre oziano in un aeroporto postmoderno e tre divinità annoiate che giocano con il destino dell’umanità.
Ogni percorso narrativo conduce ad una sola conclusione: la nuova alba è alle porte e con essa la speranza di un cambiamento.
Lo spettacolo sarà in scena la prima settimana dal mercoledì alla domenica e la seconda settimana dal giovedì alla domenica. Lo spettacolo ha debuttato in prima nazionale al Todi Festival 2020.
Note dell’autore – Nel 2018 l’autrice polacca premio Nobel Olga Tokarczuk scriveva riguardo le istituzioni principali del terzo millennio, gli aeroporti, che: “se un tempo si trovavano alle periferie delle città […] presto si potrà dire che sono le città a completare gli aeroporti, in quanto luoghi per lavorare e per dormire…” e che inoltre essi: “…ci ammassano, promettendoci un collegamento con il nostro prossimo aereo…”. Mi sono ispirato a queste parole per il mio testo, “D.N.A., Dopo la Nuova Alba”. Si tratta infatti di una vicenda che esplora la dilatazione dello spazio e del tempo causata dalle infinite possibilità che l’euforico processo di globalizzazione degli ultimi quarant’anni ci ha offerto. Ecco allora che all’interno della mia storia nascono le voci di una “Giovane Donna”, internata cinque anni prima in un asettico e soffocante riformatorio riservato a sole donne, ora prossima alle dimissioni e pronta a vendicarsi dei soprusi subiti da lei e dalle sue compagne; e della sua amica e compagna sororale, “la Nana”, un personaggio misterioso e assai tenero che parla solo attraverso versi di poesia. Ecco che a un importante ministro della Repubblica Italiana in grave crisi esistenziale si presenta la possibilità di un cambiamento radicale. Ecco allora che si avverte l’esigenza di corredare la vicenda con una semplice fiaba che si intrecci con il filo degli avvenimenti: due uomini, uno giovane e uno anziano, affrontano faticosamente le asperità di uno sconfinato deserto. Essi sono alla ricerca di qualcosa di indefinito, che sapranno essere trovato solo quando, tautologicamente, l’avranno trovato. Perciò continuano a inoltrarsi nel loro cammino. Oltre a restituire allo spettatore il profondo e già noto simbolismo del deserto e del pellegrinaggio, i due personaggi, come tutti gli altri, attendono con trepidazione l’arrivo di una Nuova Alba: “una cesura fondamentale, che separerà per sempre un mondo obsoleto da uno nuovo, luminoso e giusto” dirà un giocatore di carte dalle sembianze divine verso l’approssimarsi della fine del racconto. Ed è proprio questo ciò che voglio significare con questa strana storia: l’auspicio di sovvertire al più presto un’eredità millenaria, un pesante DNA, in un nuovo mondo cui assisteremo solo Dopo che avremo avuto il coraggio di annunciare una Nuova Alba.
Anton Giulio Calenda
Note di regia – «La rivoluzione è il destino degli esclusi». Questo è il motto che mi spinge a mettere in scena il secondo testo di Anton Giulio Calenda, dopo il fortunato successo di “Generazione XX”. Se il nostro precedente lavoro non lasciava possibilità di rivincita ai protagonisti, ingabbiati in una società che bandiva la parola, schiacciati da un passato opprimente e impossibilitati a intraprendere un percorso di rivincita sociale e esistenziale, con “DNA” torniamo ad affermare che ci sono ragioni profonde ed energie inimmaginabili per combattere la “peste” che ci infetta. Così ho accolto questo testo che, seppur con tinte oscure, apre il cuore ad una rivincita e alla speranza. Una squadra ormai affiatata che con questa nuova opera vuole confermare la sua necessità di raccontare la contemporaneità e i “bug” di essa, nella convinzione di muovere una sincera e critica riflessione sui “mondi lontanissimi” che ci circondano.
Alessandro Di Murro
30 settembre – 11 ottobre
Teatro Basilica
D.N.A. – Dopo la Nuova Alba
di Anton Giulio Calenda
regia Alessandro Di Murro
un progetto del Gruppo della Creta
con Jacopo Cinque, Alessio Esposito, Maria Lomurno, Eleonora Notaro, Laura Pannia
musiche originali di Enea Chisci
scene e costumi Laura Giannisi
aiuto regia Tommaso Cardelli
assistente alla regia Jessica Miceli
vocal coach Pamela Massi
direttore di produzione Pino Le Pera
grafica Studio Turandò
compagnia Gruppo della Creta
prodotto da Fattore K.