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23 Gennaio 2020Figlie di Eva
La recensione
Tappa romana per la commedia Figlie di Eva.
Lo spettacolo, che porta la firma di Michela Andreozzi e Vincenzo Alfieri, con Grazia Giardiello, registra il sold out già dalla prima data al Sala Umberto, con un parterre gremito di persone che ridono ed applaudono il trio tricolore: Michela Andreozzi, Vittoria Belvedere e Mariagrazia Cucinotta.
LA COMMEDIA – Elvira, Antonia e Vittoria, o Vicky, sono tre donne che rispecchiano una normalissima vita italiana in spaccati sociali diversi. Attraverso un ritmo incalzante e una sequenza di battute-monologo, scopriamo Elvira: una donna in carriera, segretaria di un grande politico che ha l’ingrato compito di fare da braccio destro e quindi svolgere tutte quelle mansioni ordinarie e non che solitamente si attribuiscono ad una segretaria di un pezzo grosso – dai fiori a moglie e amanti, alla cura del figlio, alle carte da sbrogliare dentro un partito politico sotto lo slogan “Elvira sa, Elvira conosce, Elvira risolve”. Antonia è una supplente umanistica calabrese, in cerca di un riscatto personale sia dal punto di vista umano che professionale. Vittoria è colei che gode i privilegi di una vita agiata, chiusa dentro la sua scatola di cristallo, ignara della realtà che la circonda e soggiogata mentalmente da quei programmi spazzatura che la tv italiana ancora continua a propinare quotidianamente.
Tutte e tre hanno una cosa in comune: il sindaco Nicola. Elvira è la sua segretaria, Vicky è la moglia, Antonia è la professoressa del figlio, minacciata che il pargolo superi la maturità. Tutte e tre sono ingannate dalla stessa persona: Elvira finisce in questura per una società piena di debiti che Nicola stesso le ha intestato; Antonia viene licenziata per aver passato il compito di latino al figlio di Nicola; Vicky scopre in diretta tv uno dei tanti tradimenti del marito.
LE TEMATICHE – Scatta da un incontro fortuito, il desiderio di vendetta nei confronti di quella persona che le ha sgretolate e gettate nel baratro senza pensarci. Donne diverse, con attitudini poco affini, riescono a deporre l’ascia di guerra e trasformare rabbia e risentimento in una vera macchina da guerra. Come? Organizzando una campagna politica contro il sindaco Nicola, avvalendosi di un attoruncolo sfigato – Luca Bigozzi, ovvero un bravissimo Marco Zingaro – come figura concorrenziale. Figlie di Eva è l’esatta fotografia di quello che è la nostra società oggi: la donna sempre un passo indietro rispetto all’uomo. Questo è il messaggio che passa in primo piano, mentre fanno da contorno tutti quei cliché classici che sono parte di una società bigotta: in politica vanno avanti solo gli uomini, che fanno audience, che pensano di più all’immagine e sempre meno a risolvere i reali problemi del territorio. Nessuno presta attenzione a quella che è la figura che sta sempre dietro ad un uomo di potere e di successo, che spesso e volentieri è una donna che la sa molto più lunga di lui. Molti film in passato hanno denunciato la cosa, come per esempio “scusate se esisto” con la Cortellesi, con l’intento di sensibilizzare l’opinione pubblica verso certi argomenti. Ma se nemmeno Hilary Clinton è riuscita a abbattere un colosso come Trump…
Simpatiche e d’impatto le scenografie, che agilmente tramite luci e porte si dividono in sezioni o costruiscono un ambiente unico. Peccato per i cambi di scena, poco fluidi e a vista. Per tutto il primo tempo lo spettatore è catturato da un alto ritmo di dialoghi, scorrevoli e ritmati, mentre nel secondo tempo il ritmo cala. Spicca su tutti la simpatia della Andreozzi, catalizzatrice, ma anche il calabrese della Belvedere unito alla sindrome di Tourette crea siparietti davvero esilaranti. Marco Zingaro è il beato tra le donne, il cagnolino bravo ed ubbidiente, finché non si ribella al volere femminile e lascia tutti con una riflessione: se un trio riesce a fermare una persona, perché non andare avanti e abbattere quelle barriere bigotte che l’Italia ancora impone?
In scena ancora fino al 9 febbraio, Figlie di Eva è una commedia che tra una risata e un applauso, offre molti spunti di riflessione sul ruolo della donna.
2 Comments
Ottima recensione
Grazie mille!