The Prudes
12 Aprile 2019Co/Scienze
12 Aprile 2019Giovanni Scifoni – Santo Piacere
La recensione
Se l’obiettivo è quello di conciliare sesso e religione, Giovanni Scifoni non ha pienamente centrato l’obiettivo.
Santo Piacere è lo spettacolo che Scifoni porta in giro con fierezza, forte dei sold out realizzati tra il Brancaccino e il Sala Umberto. Anche nell’unica data al teatro Brancaccio è quasi tutto esaurito. L’argomento di base è sostenuto con convinzione dall’attore e le sue teorie di ricongiungere le due sfere sociali sono supportate da una scenografia che si divide in 3 parti: una piramide di libri, la conoscenza, un inginocchiatoio, una croce bizantina sulla quale vi sono poggiati molti elementi di scena.
In realtà , se si va bene a studiare la storia popolare e le usanze sociali del medioevo – e forse anche prima – i due aspetti andavano d’amore e d’accordo. L’uomo sfogava i suoi istinti sessuali, la donna era il suo oggetto spesso e volentieri consenziente, e tutti erano felici e contenti. È stato proprio l’uomo, o per meglio dire la donna e la storia della sua emancipazione, a mettere paletti e incanalare i discorsi allontanando sempre di più il sesso dalla religione. Trovando nella Chiesa un valido alleato per la sua battaglia. Tutto questo accadeva prima che la donna realizzasse di essere una potenza come essere umano a se stante, quindi prima della vera e propria battaglia e crescita per l’emancipazione.
Del resto è proprio Scifoni stesso che durante il suo spettacolo, cita passaggi peccaminosi della Bibbia. Quindi, di cosa parliamo?
Più che il cristianesimo nel suo insieme, in discussione dovrebbe essere l’organizzazione ecclesiastica che impone attraverso il credo cattolico ciò che è giusto e ciò che è sbagliato. Ne sa qualcosa Don Mauro, il prete che nel lungo monologo di Scifoni fa compagnia agli innumerevoli dubbi del protagonista, accompagnandolo nella crescita fisica e spirituale come hanno da sempre abituato tutti quelli nati tra gli anni 60-70-80-90.
Ma Scifoni è bravo camuffare questa eterna lotta di potere, tra una battuta e l’altra impasta una grande quantità di argomenti e riferimenti. Inserisce anche il confronto tra cristiani e musulmani, che a detta dell’altro personaggio interpretato dall’attore, il proprietario di una pizzeria musulmano progressista Rashid, sembrano essere molto più coerenti, ma sarà vero?
La realtà è una e sola e ci cade anche l’attore stesso nel tranello del mondo: il sentimento. L’essere umano è avvolto in quello che è il sentimento d’amore, l’unico filo conduttore che esule dalla ragione e dalla scienza, mette a tacere tutto e tutti. Scifoni, nel suo tentativo di spogliare il discorso dai vari pregiudizi e cliché, esattamente come spoglia se stesso sul palco, cade nel pregiudizio più forte di tutti. Traghettando lo spettatore dalle lacrime per le risate delle continue battute a quelle di commozione.