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Gli attimi pre morte di una donna: i suoi sogni, la sua forza, i suoi desideri
§ La recensione §
Quali possono essere i reali pensieri di una persona sul punto di morte? E quali potrebbero essere i pensieri di una Principessa, in particolare di Lady Diana, sul punto di morte? Lo spettacolo portato in scena da Annalisa Favetti su Lady D. è proprio incentrato su questo tragico momento. Attraverso la recitazione, la protagonista racconta aneddoti e storie di Lady Diana saltando nel tempo e nello spazio. Un momenti prima si è a Parigi, spaventati e disorientati, un attimo dopo si è allegri a Londra immersi nel calore della famiglia d’origine della principessa del popolo. Con una grande prova di recitazione, la Favetti passa dallo strazio di una vita che sta volgendo al termine, alla gioia e alla spensieratezza degli anni più belli; dalla leggerezza del ballo, all’incredulità di essere improvvisamente in un ospedale circondata da sconosciuti. «In questo modo tutti gli stati d’animo vengono raccontati – racconta la protagonista del monologo Annalisa Favetti – è un percorso interiore quello che viene proposto, lei non è consapevole di essere morta e ha tutti questi ricordi senza tempo e senza spazio. Le vicissitudini non sono altro che notizie riprese dalla BBC di Londra, che l’autrice ha scritto dall’indicente in poi. Per cui viene fuori questo percorso di donna, di bambina, di madre che si alternano con un po’ di leggerezza e di profondità .»
E quindi Lady D. è un lavoro di scrittura a quattro mani? «Beh sulla supervisione si, anche perché ho indirizzato il lavoro inserendo anche vicissitudini che coinvolgevano anche me. Per questo ci sono momenti anche di passionalità , carnalità , sensualità . Anche il fatto dell’ovulo trapiantato, che è realmente accaduto, è un fatto agghiacciante, una pratica incivile che ancora si fa prima di sposarsi. Mi sembrava interessante e non banale la via dell’incidente come un percorso che da lì in poi una persona intraprende per essere libera di volare e di librarsi.» Durante lo spettacolo infatti si assistono a momenti in cui si avverte il senso di leggerezza della protagonista che, ormai conscia del destino compiuto, non fa altro che rassegnarsi a ciò che sarà . Proprio grazie a questi momenti si colgono dei riferimenti a Shakespeare, come conferma direttamente la Favetti: «C’è il connubio di regia da un pezzo classico, sono state inserite delle citazioni al Macbeth. C’è un passaggio vero e proprio all’al di là con la zona aerea della passerella, con il fumo e il coro che rende il tutto surreale.»
Lady D. portato in scena al teatro Lo Spazio è un vero omaggio alla storia di una donna, all’umanizzazione di quella che per tutti è stata la principessa più amata al mondo. «Porto alla luce l’umanità di questa donna. Ma soprattutto punto l’attenzione sull‘evoluzione di una donna prima di tutto e porto anche tanto di me stessa attraverso le sue parole. Tiro fuori delle cose mie e di memoria intima molto forti. Tanto è vero che spesso mi emoziono molto sul palco, a volte piango. Di Lady D. porto i rapporti anche del padre, della madre, sono tutti ricordi frammentati e anche un po’ folli. Mi sono riconosciuta in tante cose, anche la forza ma soprattutto la fragilità di Lady Diana. Un altro aspetto che mi interessa molto e che mi appartiene è quello della trasparenza. Quando lei sostiene che “la storia ho tentato di scriverla Io” è vero perché in tutto quello che ha fatto ci sono le sue decisioni; è un po’ come la mia vita, perché ho fatto tanta gavetta e tante cose diverse nella mia vita, quindi anche io ho scritto la mia storia.»
Mentre si snocciolano aneddoti di vita, raccolti direttamente dalla BBC e verificati come un vero giornalista sa fare, Annalisa Favetti e il regista Pietro Ammendola costruiscono intorno al racconto una vera e propria atmosfera surreale, da vero e proprio trapasso. C’è una passerella invisibile, tanto più che sembra che la protagonista fluttui nell’aria tanto è ben mimetizzata; un coro che circonda il pubblico e evoca canzoni, un fumo denso che aiuta a creare un’atmosfera eterea da trapasso. «Facciamo salti spazio temporali, da Parigi a Londra, e temporali parlando della Diana bambina con i genitori oppure della donna sposata. La canzone che io canto a cappella durante il monologo è il Padre Nostro in aramaico. Tutti pensano che sia riferito a Dodi, ma in realtà non è così. Perché io, Diana, sono nell’al di là e posso permettermi di cantare in aramaico. Il coro che si unisce a me, canta in inglese, in ucraino, in varie lingue perché nell’al di là tu puoi essere tutto. Nella scena finale, in cui lei è regina, non è mai stata regina nella terra ed è finalmente regina nell’al di là .»
Un grande successo, di pubblico e di appalusi per Annalisa Favetti, il suo staff e questa Lady D. molto più umana che in pochi conoscono. Un successo in scena al teatro Lo Spazio fino al 27 febbraio.