Lui torna sempre
La recensione
Un’ambientazione da Criminal Minds. Un costume di scena che si sposa perfettamente con la scenografia. Un’attrice che rende giustizia ad una vittima, in maniera egregia. “Lui torna sempre” è un monologo forte che colpisce dritto allo stomaco, toccando nel cuore quelle corde che ti fanno inorridire davanti a certe scene, purtroppo, vere nella vita quotidiana.
Monica Falconi è bravissima a raccontarci la storia di una ragazza, diversamente abile, dal vissuto difficile e complicato. Il tutto si svolge in una stanza e la protagonista ha la corda ai polsi ed evidenti segni di percosse. L’unico affaccio al mondo esterno è una piccola finestra nella parte più alta.
È da ciò che la protagonista vede da quella finestra, che lo spettatore capisce che il racconto non dura più di un giorno, massimo un giorno e mezzo.
Lei parla. Racconta. Davanti ha la sua amica, l’unica che non l’abbandonerà mai. Mentre in sottofondo c’è un pianoforte da tonalità lugubri, che si sposano perfettamente con l’ambientazione, la ragazza racconta la sua storia. Attraverso un significativo gioco di luci, lo spettatore viene a conoscenza del difficile rapporto che lei ha con il padre, del tentativo della madre di coccolarla e crescerla, unico rapporto di affetto sincero in tutta la sua vita. La vita si fa ancora più dura quando il padre le abbandona e la madre non ha altra scelta che prostituirsi.
Il destino con la ragazza è crudele. Tanto da rendere anche lei, in età ancora molto giovane, una schiava della macchina della prostituzione.
Ma il vero dramma è lui. Questa figura maschile, sconosciuta, che la circuisce con la scusa di un servizio fotografico e la sequestra in questa stanza, seviziandola.
“Lui torna sempre” ha i colori di un thriller, il sapore disgustoso delle difficoltà della vita, il giusto grado di follia necessario per sopravvivere ed evadere, seppur solo mentalmente, dagli orrori subiti. “Lui torna sempre” sono 50 minuti di immersione totale in una realtà dura ma che fa parte del lato più oscuro nostro mondo. Ispirandosi ad una storia vera, Andrea Franco presta nuovamente al teatro l’esperienza maturata nei romanzi gialli/thriller – l’autore ha pubblicato con Mondadori, vincendo per ultimo il premio Tedeschi nel 2013 con L’odore del peccato – trovando in Monica Falconi una straordinaria protagonista talmente calata nella parte della vittima che in certe situazioni può anche disturbare. Perfetto anche Luca Bertolo nella direzione del gioco di luci, componente fondamentale per capire sia gli stati d’animo della protagonista che i momenti della narrazione.