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18 Gennaio 2020OrchiDea storia di un fiore malato
La recensione
OrchiDea storia di un fiore malato è la storia di uno spettacolo nuovo, che sa di scommessa.
Essere accanto ad una persona con malattie degenerative, neuro-degenerative o terminali, non è semplice. Bisogna imparare a farlo. Bisogna rimanere lì nel momento di difficoltà massimo, senza lasciar andare. Perché ogni lasciata è persa e mai detto è stato più azzeccato. Laura lo sa benissimo, lo ha sperimentato sulla sua pelle e lo spettacolo OrchiDea, cucito addosso a lei, lasciano proprio questo insegnamento.
OrchiDea storia di un fiore malato è una storia che viaggia attraverso diversi piani di comunicazione. Maria Elena Masetti Zannini è stata molto brava ed abile a trasporre e condensare in un’ora circa quello che è la storia travagliata di una donna che a 36 anni scopre di avere il Parkinson. Grazie a degli audio della protagonista stessa, lo spettatore viene introdotto in questo cammino dall’inizio. Dalla scoperta della malattia. Dal momento di panico, di incredulità e di smarrimento che Laura ha provato, ma che chiunque proverebbe, dopo una simile notizia. Da uno stupido tremore della mano, alla consapevolezza che la tua vita non sarà più la stessa. Che i medici e le infermiere diventeranno le persone con cui avrai più facilità a parlare perché ti comprenderanno meglio, che le medicine saranno il tuo sostentamento vitale più del cibo stesso, che tutto il mondo che finora avevi visto con un determinato occhio, ora ha cambiato per sempre prospettiva.
Sono diventata egoista
Ma non è una questione di cattiveria
“Prima ero cicciotta, simpatica e avevo paura di tutto. Ora sono sfrontata, spregiudicata esibizionista e non ho più paura di niente. Sono egocentrica ed esibizionista e mi piace troppo tutto questo” Laura non è un’attrice, ma è il main character di questa storia vera. Registra gli audio perché non riesco a scrivere a causa del tremore della mano. Vuole provare a scrivere un libro, invece incontra Mariaelena e nasce l’idea di uno spettacolo. Dopo la scoperta della malattia, ed il principio del cammino farmaceutico, iniziano a cambiare gli atteggiamenti ed il carattere di Laura. Esattamente come in altre malattie neuro degenerative come l’Alzheimer, la sfera che viene toccata è quella sessuale. Si perdono i freni inibitori, si diventa spregiudicati, senza filtri. Laura racconta delle montagne di denaro spese per lo shopping compulsivo, della ricerca del sesso nei paradisi proibiti, dell’abbandono del marito. Laura usa l’ironia. Ironizza su tutto anche sul fisico che si deforma, ma non aiuta chi sta vicino perché è difficile comprenderne il male quando i sintomi sono invisibili.
Zannini Manzetti, in coregia con Emanuela Bolco, curano con grande attenzione soprattutto questo aspetto risaltandolo, forse in maniera troppo accentuata, con scene particolari di bordelli e di giochi di luce. Un letto da una parte, una verandina con delle piante – anch’esse con un significato preciso – una porzione libera di palco e la tecnica del body painting fluo sono le componenti chiave che hanno aiutato la messa in scena di OrchiDea.
Mi sentivo come se stessi morendo dentro
E dovessi sentirmi viva.
Ho scoperto di avere una forza infinita e che non è la malattia che ti cambia la vita, ma le medicine di merda che prendi. Tolgono le inibizioni.Â
Ho scoperto che non si può vivere come un cavallo a briglie sciolte.
Alla fine cosa è rimasto? Ho trovato persone belle e sincere, poche, 2 o 3 amici. Ma che ho perso? Il mio amore… E ci piango tutte le sere.
La voglia di combattere, sono stufa stanca e mi sento sola.
A chi vive vicino a queste persone, resta il compito di doversene prendere cura. Resta il dovere morale di stare attenti che queste persone non vadano a briglia sciolta nella vita, creando più danni di quelli che già la malattia ha portato con sé. Resta l’ingrato compito di sbattere sul muro dell’egoismo che altro non è che rabbia per una vita improvvisamente sconvolta e mai più recuperabile. Un compito non facile, ma che con l’aiuto di chi si ha vicino viene semplificato.
L’amore è come un’orchidea, io non ci capisco niente di piante né ho prese tante e mi so tutte morte.
Deve prendere sempre la luce, se sta qualche giorno al buio muore.