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23 Giugno 2017Un pozzo di emozioni al km12 di via Tiburtina
La recensione
Sareste capaci di vivere senza emozioni? Sareste capaci di vivere senza musica?
Personalmente non ci riuscirei. Sentire, emozionarmi, provare un determinato sentimento è la parte più bella di noi esseri viventi, quello che ci caratterizza nel profondo. Spesso queste emozioni vengono arricchite dalla musica, perché diciamoci la verità , nessuno di noi è in grado di vivere senza la musica. Che sia una canzone famosa, che sia una marcia militare, che sia un canto religioso, oppure un insignificante assembramento di rumori, noi tutti abbiamo bisogno di un ritmo che sia la colonna sonora della nostra vita. Noi tutti adoriamo utilizzare la musica per enfatizzare maggiormente le nostre emozioni e caratterizzare il nostro vissuto.
Ecco ora immaginate che cosa accadrebbe se nel mondo fosse vietata la riproduzione di qualsiasi genere musicale, di qualsiasi nota, canzone o anche solo motivetto. Che cosa saremmo se ci venisse vietato di provare emozioni, sentimenti, simpatie o antipatie?
L’idea di Gianfranco Vergoni messa in scena al KM12 di via tiburtina, presso il teatro Altro Spazio, all’interno del Centro Alta Formazione Teatro, è davvero geniale. Un gruppo di speleologi futuristi si reca nelle rovine al famoso km12, sede della più che famosa casa discografica RCA, per rilevare e sopprimere tracce emozionali potenti che provengono dal magazzino ormai in disuso da anni. Il tutto si svolge nel 2038, siamo in un futuro fatto di tecnologia, di copertura reti, di lavoro sfruttato e sottopagato, di un controllo costante e continuo da parte delle autorità , di telefonini sempre connessi e social ormai al primo posto della scala sociale. Un mondo fatto di emozioni represse perché è così che vuole lo Stato, emanato addirittura in un decreto legge.
Il problema sorge quando le tracce emozionali che popolano le rovine della RCA, si impossessano dei membri del gruppo. Tutti i buoni propositi di mantenere le distanze, di soppressione delle emozioni e di lavorare duro e bene, vanno a farsi benedire. Del resto chiunque sentendo Rimmel, Il Ballo del Mattone, Ragazzo Triste, Cuore Matto….e moltissimi altri brani, avrebbe un sussulto al cuore. Non per niente la RCA negli anni 50 è stata il fulcro della profonda trasformazione della musica italiana. La mamma di talenti che ancora oggi vengono canticchiati come Patty Pravo, Anna Oxa, Antonello Venditti, Riccardo Cocciante, le stesse Mina e  Rita Pavone hanno inciso le prime canzoni all’interno dell’allora casa discografica.
Sono gli anni del boom economico, gli anni della ricostruzione dopo la seconda guerra mondiale, gli anni d’oro che l’Italia non ha mai visto in lunghissimi anni. Anni in cui è lo stesso Papa Pio XII che chiede al magnate americano Folsom di costruire una fabbrica proprio al km12 di via Tiburtina. Nessuno in quel momento, poteva sapere che l’orecchio e il fiuto di un grande direttore discografico come Ennio Melis, avrebbe rivoluzionato il modo di produrre la musica italiana. Non solo, ma di farla entrare con prepotenza e leggiadria, allo stesso tempo, tra i primi posti a livello internazionale, incuriosendo autori esteri del calibro di Ennio Morricone e Louis Bacalov a lavorare proprio nella fabbrica della RCA.
Sotto la regia di un nome importante come quello di Emiliano Raya, ai giovani interpreti Sofia Doria, Linda La Marca, Matteo Mammucari, Daniele Nardone, Ilaria Serantoni, Vanna Tino e Andrea Vinaccia va il grande plauso di aver interpretato egregiamente artisti già sopra citati, ai quali aggiungo volentieri: Renato Zero, Gabriella Ferri, Zucchero, Gino Paoli, fino a riprendere le note di Jimmy Fontana ed il suo famosissimo brano “Il Mondo”.  Sette ragazzi, sette ugole d’oro – ottimamente coordinati dalla direttrice musicale Brunella Platania – che hanno cercato di far capire come non sia possibile vivere come delle macchine, o meglio come degli automi. Otto ragazzi che hanno dimostrato come i sentimenti e le emozioni siano davvero importanti nella vita, nonostante il mondo sia ormai troppo contaminato dalla tecnologia.
KM12 Primo Movimento – Una Fabbrica Tra Le Nuvole, ancora in scena da stasera per altre tre repliche, è lo spettacolo eccellente che aiuta a rivivere dei tempi che ormai non ci sono più. Che sfrutta con grande maestria le canzoni italiane del passato  collegandole perfettamente con le preoccupazioni che la società ha del futuro, sottolineando quali sono le cose davvero importanti della vita: buttiamo via gli smartphone e i follower su facebook, ritroviamo gli abbracci umani, i sorrisi e il calore dei baci.
CASTÂ
Greta Arditi
Sofia Doria
Linda La Marca
Matteo Mammucari
Daniele Nardone
Ilaria Serantoni
Vanna Tino
Andrea Vinaccia
TEAM CREATIVO
Gianfranco Vergoni – Autore
Emiliano Raya – Regia
Dino Scuderi – Direttore Musicale
Brunella Platania – Direttore Vocale
Azzurra Tassa – Coreografie
Chiara Noschese – Supervisione Artistica
Giacomo Del Colle Lauri Volpi – Arrangiamenti e Suoni