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è quella scommessa che fa paura
Al teatro Brancaccio debutta un musical scommessa che diverte e fa ridere ma porta in primo piano la riflessione sul ruolo della donna e sulle scommesse del teatro durante la pandemia
Si ride al Brancaccio. Si ride di cuore. Ma si sognano anche matrimoni, non di quelli in grande stile, piuttosto quelli raccolti in famiglia. Così debutta il nuovo musical Sette spose per sette fratelli con la regia curata da Luciano Cannito.
Sette spose per sette fratelli è una di quelle scommesse di cui il teatro ha bisogno. Esattamente come qualche settimana fa aveva fatto la Bohème, c’è un fortissimo desiderio di vedere qualcosa di nuovo e di bello. C’è il bisogno di tornare a teatro per qualcosa che valga la pena e che diverta, ma soprattutto che alleggerisca l’animo di tutti quelli che sono in platea. Perché di cupezza in giro ce n’è tanta e tra cinema e teatro bisogna tornare a sorridere. Proprio per questo si ammira lo sforzo della FDF Entertainment che, insieme alla compagnia Roma City Musical, porta sul palcoscenico un musical complicato e davvero mostruoso nella sua interezza. Sette spose per sette fratelli è un musical difficile che coniuga la bravura degli attori con la tecnica di chi sta dietro le quinte e fa ogni replica un musical parallelo: quello di far quadrare luci, colori, musiche, scenografie e costumi. Nell’insieme si muovono circa una cinquantina di persone, uno sforzo importante che ultimamente non è per niente facile da vedere.
Diana Del Bufalo e Marco Bazzoni, da tutti conosciuto come Baz, sono una coppia divertentissima sul palco. Per i più affezionati alla pellicola tradizionale del 1954 diretto da Stanley Donen ci sarà da storcere il naso di fronte a questo duo insolito. Eppure il forte carisma che hanno, unito alla bravura tecnica, permette alle persone di sorvolare su alcuni aspetti tra i quali: una differenza di altezza invertita, un Adamo più pacioccoso e meno virile rispetto al mastodontico Harold Clifford Keel, una Milly fuori dallo standard ma che si adatta bene al gruppo delle sette sorelle designate come spose.
Si sorvola anche sull’unica nota stonata dei sette fratelli: l’assenza di muscolosità presente solitamente in montanari spaccalegna. Ma l’intento di Cannito è proprio quello di porre al centro della scena le tematiche che il musical affronta, piuttosto che l’uomo virile. Diana Del Bufalo ha un compito molto difficile e importante a pochi mesi dalla scomparsa della vera Milly, ovvero Suzanne Lorraine Burce alias Jane Powell la prima Milly di Sette spose per sette fratelli, morta all’età di 92 anni lo scorso settembre. La testardaggine e la dolcezza di questo personaggio così piccolo ma così determinato, porta in primo piano il rispetto verso la donna che non va trattata come una schiava dentro le mura domestiche, ma merita comunque rispetto. Milly fa proprio questo nella storia di Sette spose per sette fratelli: riesce con carisma, sorriso e grande umiltà a farsi accettare in una famiglia rozza e poco organizzata, portando ordine, etichetta e di conseguenza anche l’amore prima tra i fratelli e poi con Adamo.
Da segnalare la presenza scenica dei sette fratelli, soprattutto del piccolo Gedeone, divertenti, carismatici, bravissimi ballerini e bravi cantanti. Sarebbe stato bello vedere delle coreografie più acrobatiche e meno classicheggianti, ma a colpo d’occhio risulta davvero impossibile replicare alcuni balli di gruppo del film prodotto dalla MGM su un palcoscenico con 24 attori partecipanti.
Italo Grossi compie un miracolo con le scenografie. Unisce alla tradizione del villaggio country nell’Oregon, dove si svolge la vicenda, delle influenze che spesso si notano nei film di Quentin Tarantino. Un esempio è ben rappresentato dalla divisione in “capitoli” delle scene tra primo e secondo tempo, scandite da due pannelli che scendono sul palco ogni fine scena, sui quali vengono proiettati i titoli della storia che andrà a svolgersi. I font utilizzati per i titoli sono proprio caratteristici dei film Western. Suscita stupore anche il fumo che esce dal comignolo di casa Pontipee. A dare un grande supporto a questo stile western ci sono i costumi, Silvia Aymonino, artista geniale e dal curriculum infinito, riproduce con fedeltà corpetti che strizzano le attrici, Diana compresa, e regalano quel tocco country western ai maschi, impreziosendo la scena e le coreografie.
Ultime ma non meno importanti sono le musiche: maestose. Anche se brevissime parti di partitura strizzano l’occhio al brano “lo stretto indispensabile” del libro della giungla, la direzione musicale curata da Beppe Vessicchio è quell’elemento che unisce e trasporta con curiosità e maestria. La direzione dell’orchestra rigorosamente dal vivo, è di Marco Atturi ed è quell’elemento perfetto che regala a Sette spose per sette fratelli la magia di cui ha bisogno.
Come tutti i musical alle prime uscite, anche il Sette spose per sette fratelli di Cannito ha bisogno di aggiustamenti qua e là , per esempio nel reparto luci e tra i due protagonisti non proprio ben amalgamati seppur divertenti, ma il prodotto finale stupisce e conquista. Il tema rimane in primo piano e lo spettatore passa due ore con il sorriso nascosto dietro la mascherina.
Sette spose per sette fratelli
regia e coreografia LUCIANO CANNITO
libretto di Lawrence Kasha & David Landay
liriche di Johnny Mercer
musica di Gene de Paul
Canzoni aggiunte di Al Kasha e Joel Hirschhorn
traduzione di Michele Renzullo
scene Italo Grassi
costumi Silvia Aymonino
direzione musicale Peppe Vessicchio
Orchestra Sesto Armonica condotta da Marco Atturi
Cast
Diana Del Bufalo – Milly
Baz – Adamo Potipee
I fratelli Potipee
Mark Biocca, Gianluca Cavallaro, Mario De Marzo,
Felice Lungo, Fulvio Maiorani, Leonardo Scafati
Le spose
Claudia Calesini, Mia Cassandro, Giorgia Cino,
Ivana Massone, Noemi Marta Mazzecone, Gaia Salvati
I pretendenti
Giorgio Albanese, Gabriele Aulisio/Giovanni Bellucci,
Manuel Bartolotto, Antonio Corvo, Igor Matteo Di Pietra, Federico Ruiz
Gabriele Aulisio/Giovanni Bellucci – Mr. Bixby
Paola Stanzione – Mrs. Bixby
Mattia De Caetano – Pastore Perkins
Giorgia Duro – Mrs. Perkins