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2 Ottobre 2024Withney Houston: la solitudine di The Voice
Ennesimo biopic che Netflix ospita riguarda Withney Houston: dalla vita privata alla sua amata musica, luci e ombre di The Voice
Quando sei il capo di te stessa, è difficile che qualcuno riesca a capirti davvero fino in fondo. A maggior ragione se sei la grande icona della musica pop e R&B: Withney Houston. Da giorni campeggia nelle new entry del colosso Netflix il nuovo biopic riguardante la stella americana, da tutti definita The Voice. Ma cos’è davvero quella pellicola?
Un biopic che mostra la solitudine come unica responsabile
In oltre due ore di film, si ripercorrono a ritmo serrato 48 anni di vita dell’artista. Un botta e risposta tra la sua musica e il delicato rapporto che aveva con i suoi affetti, dalla famiglia all’amore. Se da una parte era tanto decisa e viaggiava come un treno, ovviamente nel mondo musicale, dall’altra veniva fuori tutta la sua insicurezza e la drammaticità delle relazioni con le persone che le volevano effettivamente bene. Se da una parte c’era una carriera brillante e un’incetta di premi da impallidire, dall’altra c’era un declino spaventoso che nessuno è riuscito a fermare.
Quando sei una figlia di divorziati, per forza di cose cresci con delle mancanze. Withney Houston non è esente da questo discorso e l’insicurezza affettiva che è emersa da questo prodotto cinematografico, ha portato l’artista a una serie di errori che ha pagato con la salute e conseguentemente con la morte. L’insicurezza genera un morboso bisogno di avere sempre qualcuno vicino, di avere la certezza che ci sia qualcuno che ti abbracci sempre, sapere che comunque vada non sei mai sola. Ecco la solitudine era probabilmente il problema più grande della voce che ha fatto sognare tutto il mondo dalla fine degli anni 80 fino alla tragica scomparsa nel 2012. I primi problemi sorgono proprio dal rapporto con i genitori. Da un lato con la madre non c’era questa relazione idilliaca e tanto meno pseudo normale, dall’altro il padre le fece causa per cento milioni di dollari come compenso per il supporto alla carriera della figlia – causa che perse poco più di un anno dopo la scomparsa di quest’ultimo. Questo status mentale, ha reso difficili anche i rapporti di fiducia e la costruzione di relazioni sane e durature. Un chiaro esempio fu il matrimonio dell’artista con Bobby Brown, caratterizzato da alti e bassi, litigi continui, droghe e alcool. Purtroppo fu proprio la droga la vera protagonista della famiglia Houston Brown. Dopo Withney a soli 22 anni, anche la figlia Kristina Bobby percorse le orme della madre e si spense a seguito di un lungo coma durato 6 mesi. Stessa sorte per il compagno della figlia Nick Gordon che morì il 1 gennaio 2020 per overdose.
La vita dell’artista non era solo composta da tenebre oscure. Al di là della figlia, i raggi di luce per Withney Houston erano anche la migliore amica Robyn Crawford, la quale sostiene che tra le due c’era una profonda relazione omosessuale nel periodo adolescenziale, convertita in una grande amicizia consolidata nel tempo; e Clive Davis, l’avvocato produttore che aveva una profonda amicizia con la cantante tanto da vederlo come uno zio affettuoso.
Dalle ombre alla luce della sua musica pluripremiata
Il biopic di Netflix, ha saputo gestire abbastanza bene gli spazi dando la stessa importanza a entrambe le sfere della vita di Withney: quella positiva e quella negativa. Se da un lato la vita privata era un disastro annunciato, dall’altro la carriera professionale decollava e prendeva sempre più quota senza mai fermarsi. A distanza di pochissimi anni, Withney Houston divenne una delle cantanti più famose nel panorama mondiale nel periodo tra il 1980 e il 1990. Più i problemi aumentavano, più Withney cantava. Più Withney cantava, più premi arrivavano. Già con il primo album la Houston entrò nel guinness dei primati dominando le classifiche per 14 settimane consecutive e battendo perfino i Beatles ed Elvis. Il successo si confermò con il secondo album nel 1987 e il famoso singolo I Wanna Dance with Somebody. Da lì in volata con l’uscita del celebre I will always Love You, colonna sonora del film The Bodyguard nel quale la Houston recitava accanto a uno degli attori più famosi di Hollywood: Kevin Kostner. Nel 1998 la cantante afroamericana vince il premio di miglior canzone originale per When you Believe, la colonna sonora del film Disney Il principe d’Egitto, duetto cantato insieme alla rivale di sempre Maryah Carey. Il 2000 è caratterizzato dalla comparsa in tantissime manifestazioni, come anche i Grammy, e da numerose esibizioni. Ma la sua fisicità e la sua voce erano talmente compromesse dalla droga, dall’alcool e dai problemi di anoressia che il suo fisico non ha retto.
Probabilmente Withney Houston resterà sempre un’icona della musica internazionale, esattamente come fu anche per Freddie Mercuri – ma questa è un’altra storia. Di certo c’è che se a quei tempi la psicologia fosse più sdoganata e gli artisti più controllati, probabilmente la solitudine non avrebbe preso il sopravvento sulla cantante e noi oggi avremmo potuto essere i compagni di ballo ai suoi concerti su un’intramontabile I wanna dance with somebody…with somebody who loves me.