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26 Ottobre 20241984 a teatro la cruda realtà del regime totalitarista
Uno spettacolo duro e molto senza mezzi termini che pone lo spettatore a riflettere su qual è il confine tra verità e menzogna
1984 il romanzo di George Orwell diventa uno spettacolo teatrale. Grazie alla produzione della Goldenart di Federica Luna Vincenti e alla regia di Giancarlo Nicoletti, la storia del regime totalitarista arriva nei teatri aiutando gli spettatori a ragionare su quale davvero sia il confine tra la verità e la menzogna.
A teatro, 1984 diventa uno spettacolo impattante di circa 90 minuti, che tiene col fiato sospeso e con il dubbio per tutta la sua durata. Un distopico dalle venature noir, unito a un pizzico di thriller che non guasta mai. Il pubblico si chiede spesso se ciò che vede Winston è la realtà o un sogno, nel secondo caso è più un incubo. Il protagonista vive questa vita controllata, comandata, caratterizzata da giornate sempre uguali. Apparentemente c’è la possibilità di vivere una vita normale, con una buona dose di indipendenza. In realtà si è costantemente controllati da telecamere e microfoni posti ovunque. Anche qui c’è la maestria del regista che non nasconde i microfoni presenti sul palco – e telecamere dallo stile Siri dentro alle piante protette da plexiglass – e ci fa vedere come il Partito vuole gestire e governare la situazione. In 1984 il Partito è il regime totalitarista che vuole imporre la sua filosofia di vita: tutto è concesso tranne amore, divertimento e il pensiero. I libri non esistono e se lo sono, mostrano una realtà controllata che non deve sviluppare il confronto e il modo di pensare. Dentro 1984, anche il diritto di esprimersi, quindi la parola, viene manipolata dal Partito con una Neolingua che sostituisce la precedente e limita l’espressione a cui siamo abituati.
Winston, alias Woody Neri, è un dipendente del ministero della verità e il suo compito è quello di eliminare le prove dell’esistenza di chi prova a ribellarsi. C’è da fare 90 minuti di applausi a un Woody Neri così bravo e ben preparato nel suo ruolo. Durante la pièce ti trasmette tutto: lo sgomento e il dubbio di una realtà alterata; il desiderio di ribellione; la voglia di amare; il dolore della tortura; la rassegnazione di una vita sotto controllo. Julia è una Violante Placido molto veritiera, una donna che sostiene con trasporto l’idea della ribellione da quella vita che gli sta stretta, ma che non è disposta al sacrificio e a essere un esempio per chi verrà dopo di lei; abbraccia l’idea dell’amore ma non quella di “nella buona e nella cattiva sorte”. Ninni Bruschetta è O Brian, il capo di questo Partito totalitarista, che deve far rispettare la legge. Anche sulla sua figura piovono applausi senza fine, dalla postura al linguaggio composto e mai alterato infonde il dubbio nel ribelle per virarlo nella sua direzione e lasciarlo desistere da ogni ideologia contraria alla sua.
Giancarlo Nicoletti è bravissimo a gestire un cast di tutto rispetto che trova sul palco, oltre alla triade sopra menzionata, anche i bravissimi Silvio Laviano, Brunella Platania, Salvatore Rancatore, Tommaso Paolucci, Gianluigi Rodrigues e Chiara Sacco. 1984 è uno spettacolo che affascina anche per la struttura con la quale è stato realizzato. Le scenografie sono funzionali e l’alternanza tra il bianco e il grigio chiaro, con poche sfumature di nero, ti permettono di galleggiare in un sogno/non sogno. Gli effetti con il green screen, le luci stroboscopiche e il fumo aiutano molto a creare un mondo distopico e difficilmente incanalabile in un mondo reale. La scena di torture è diretta magistralmente con degli effetti speciali che colpiscono e lasciano attoniti. La durata di 1984 scorre con naturalezza nonostante le tematiche affrontate, senza intoppi e con grande fluidità dall’inizio alla fine.
1984 racconta quell’incubo che è stato vissuto davvero nel periodo precedente la seconda guerra mondiale e che poi ne è stato una delle cause scatenanti. La trama teatrale è molto fedele al celebre libro che George Orwell scrisse nel 1984 – ma che fu pubblicato solamente l’anno successivo – nel quale, dopo la seconda guerra mondiale, viene denunciato il regime totalitarista. La storia ha dei concetti idealisti molto difesi anche da colei che della battaglia contro i regimi totalitaristi ne ha fatto una scelta di vita: Hannah Arendt. Un loop storico continuo dal quale ancora non abbiamo imparato e che caratterizzerà anche il futuro.