Déjà -vu
31 Maggio 2018#VIALIBERA
11 Giugno 2018Pelé
Il calcio è musica,danza e armonia. E non c’è niente di più allegro della sfera che rimbalza
Ieri sera ho visto il film ispirato a Pelé.
Ero lì sul divano e per la prima volta dopo un bel pò, avevo una serata libera e tutta per me. Ho pensato di recuperare qualche filmetto che mi era sfuggito. Così, prima ancora di iniziare a far impazzire il telecomando con lo zapping, ho lasciato canale 5 e mi sono lasciata trasportare da questa favola in prima visione.
Pelé è il film in cui vengono raccontati i primi anni della vita del goleador, la povertà del suo Brasile, il rapporto con il padre, i primi successi fino alla vittoria della prima coppa del mondo solamente a 17 anni.
Fin da subito capisci che non è un film fatto a cuor leggero. Che non descrive solo la storia di un grande personaggio della storia del calcio internazionale. Dentro c’è anche il modo di descrivere la povertà del Brasile e il rispetto che c’era nella gerarchia familiare e sociale, temi che ti colpiscono dentro. Quest’ultimo aspetto, è un pò quello che tutti noi vorremmo vedere nella società contemporanea. Ma che non c’è.
Siamo nel 1950 e il Brasile subisce la pesante sconfitta nella finale mondiale per mano dell’Uruguay. Era il mondiale in casa, a Rio, in tanti si aspettavano qualcosa di grandioso e quella sconfitta getta tutta la nazione sotto uno strato di frustrazione senza via d’uscita. Edson Arantes do Nascimento è un ragazzino e la sua passione è il pallone. Rimane deluso anche lui da quella sconfitta, ma è convinto quando dice al padre “Papà io vincerò la coppa del mondo per il Brasile”. La passione di questo bambino è così forte che passa anche attraverso diverse tematiche dolorose e profonde, come la morte di un amico, il rifiuto del calcio da parte della madre, la tristezza negli occhi del padre costretto a lavorare come inserviente in una casa di riposo, la differenza sociale tra neri e bianchi, ma soprattutto la differenza dei talenti che sanno praticare la Ginca e i tecnicisti classicisti. È proprio la madre che ad un certo punto prende coscienza del potenziale di Dico, solo dopo il primo mondiale diventerà Pelé, e lo spinge a giocare e a diventare grande.
Béh… io non vi racconto tutto il film, perché dovreste vederlo, anche se di sport non ve ne importa niente.
Quello sul quale mi soffermo è lo sguardo di quel giocatore diciassettenne di colore al triplice fischio di una finale
mondiale in cui ha segnato ben due reti. Era il suo primo mondiale. Il mondo scopriva Pelé.
È il momento in cui non ci capisci più niente. Piangi. Ridi. Urli. Svieni.
Io ho visto molte volte quel momento. Finali scudetto, gare di serie A, finali mondiali ed europei. Mi manca un olimpiade, ma spero tanto di vederne almeno una. In quel momento vedi lo sguardo della soddisfazione, del sogno che si realizza, dei sacrifici ripagati, della vittoria.
Pelé ieri sera ha riportato alla mia mente le lacrime di tante persone.
Le prime che ho visto da giornalista: Treviso-Perugia 15 maggio 2005, ancora ricordo Fei che mette giù il pallone della vittoria e un intero palazzetto che invade il campo per festeggiare. Lacrime di gioia anche al Palalottomatica di Roma nel 2006 per la Champions League, vinta sempre da Treviso. Ho visto le urla di Vanessa Ferrari e l’abbraccio con l’allenatore Casella per aver vinto l’oro olimpico 2006, quelle non le dimenticherò mai… Un piccolo scricciolo che arriva oltre la tecnica e la storia tramandata di Stati Uniti e Romania, sale sul gradito più alto del podio ed entra nella storia….
(se non ve lo ricordate, vi lascio il momento documentato dalla Rai, qui =>Â https://www.youtube.com/watch?v=XJneuQMhNH0 )Â
Poi arriviamo a Carolina Kostner, alle Farfalle Azzurre, alla M.Roma Volley e tante tantissime occasioni sprecate. All’Aprilia Volley e l’anno delle donne: coppa Italia e serie A conquistate in una stagione fatta di fatica e lacrime.
2010 l’anno del Mondiale di pallavolo maschile a Roma. L’anno del Brasile che conta, quello che non lasciava spazio a nessuno. L’ultimo anno di Giba capitano e campione della nazionale verdeoro.
Arriviamo alla storia di Simon Biles e Alexandra Raisman, anche loro fanno la storia degli Stati Uniti alle Olimpiadi del 2016.
Ecco, ieri sera mentre il film terminava con il vero ricordo di Pelé raccontato su quella finale giocata in Svezia, io
rivedevo tutto lo sport che ho raccontato nel mio piccolo, vissuto ma che soprattutto mi ha fatto emozionare…