Oltre il velo di Maya
3 Luglio 2019La forma della luce – la recensione
21 Agosto 2019IL BAR SOTTO IL MARE
di
Stefano Benni
(Classic Phases)
Inauguriamo la sezione Classic Phases con uno dei classici moderni della letteratura italiana che preferisco, uno di quei libri da leggere – e rileggere – mille e più volte nel corso della vita.
Il bar sotto il mare è un luogo misterioso, un “rifugio” per strani viaggiatori e per le loro storie, racconti impossibili in cui realtà e fantasia si mescolano senza che il confine tra l’una e l’altra sia ben visibile. Il protagonista ci finisce per caso, quasi per sbaglio, una notte mentre vaga senza meta per un molo semi deserto, dopo aver incontrato un silenzioso uomo anziano, ben vestito ed educato, con una gardenia all’occhiello del cappotto elegante, i cui passi sono talmente leggeri da non produrre suono sul vecchio legno umido del molo.
Lo insegue mentre, con piena tranquillità, si immerge nelle acque scure scomparendo alla vista e guidando l’ignaro passante verso il bar. Qui ventitré avventori si trovano a bere, a raccontare, e ventitré storie accompagneranno il lettore in un viaggio non solo in giro per posti esotici, città e campagne, ma anche tra i diversi stili narrativi, passando per il comico, l’horror, il grottesco, il pulp e molti altri.
Ogni avventore è portavoce di uno stille diverso, la sua storia rispecchia ciò che esprime il suo aspetto e la voce narrante è coerente con la storia narrata, adattandosi al genere a cui ci introduce: così il Marinaio ci porta per mare con il racconto Matu-Maloa, gli uomini con il cappello ci accompagnano nel divertente paesino di Sompazzo, la Bionda con il vestito rosso ci narra le folli avventure amorose avvenute sull’isola di San Lorenzo, il Bambino Serio dell’incontro tra il Dittatore e il Capo degli Uomini Buoni e così via.
In un susseguirsi di racconti da leggere tutti d’un fiato il lettore si troverà a vagare tra luoghi fantastici e realtà invece molto concrete, cogliendo in ogni racconto una morale, perché tutte le storie che Stefano Benni ci narra attraverso le voci dei suoi personaggi ci lasceranno qualcosa, uno spunto su cui riflettere o di arricchimento.
Il bar sotto il mare si configura certamente come un’opera che lascia un segno profondo nel lettore, da leggere e rileggere diverse volte: a seconda di cosa si attraversa nella propria vita un racconto spiccherà sull’altro, dando il suo particolare e prezioso consiglio, toccando nel profonde corde sempre diverse, ed i racconti preferiti delle letture precedenti non perderanno comunque il loro smalto.
La struttura a cornice rende tutto molto più verosimile, anche l’impossibile modo in cui il protagonista, di cui non si sa il nome (probabilmente per favorire l’immedesimazione del lettore) e viene chiamato semplicemente “ospite”, giunge al bar.
La scrittura, perennemente in bilico tra il reale e l’immaginifico fantastico più spinto, è semplice e immediata. I lettori meno voraci troveranno l’opera molto scorrevole, i divoratori seriali di libri lo termineranno anche in una giornata e non solo perché il volume ha un modesto numero di pagine (poco meno di 200).
Ogni racconto appare diverso dagli altri, l’autore affronta con profondità e semplicità tutti i temi che ci presenta senza mai essere banale, superficiale o esagerato, dall’amore alla morte, dalla storia del costume di una società arretrata e sempliciotta all’omicidio ordito con gli stratagemmi più astuti.
Un’altalena di emozioni, uno spaccato umano capace di sondare in poche pagine e riunire personaggi diversi tra loro, come l’attenta Priscilla Mapple, la saggia Kulala, l’oscuro Oleron, lo spericolato Pronto Soccorso, la bellissima e dolce Beauty Case, l’indolente Peter, il palestratissimo Alfonso, Ouralphe tanto astuto da riuscire a ingannare il Diavolo e molti altri ancora.
Mai esagerata, mai banale o ridondante, un’opera riuscita che affronta senza dubbio egregiamente lo scorrere del tempo e che anche a distanza di più di trent’anni dalla sua pubblicazione non smette di emozionare e stupire.
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