Minnazza – Miti e pagine di Sicilia
15 Aprile 2019La classe
15 Aprile 2019…e ci chiamano matti
La recensione
“Basta dire la verità per farsi passare da matti”
cit. Pirandello
La vera domanda è: qual è la verità? È quella che indica il pubblico? È quella che viene portata avanti dagli attori sul palco? È quella che dice la gente normale? Chi può dirlo con certezza quale sia davvero la verità reale?
“…e ci chiamano matti” è una commedia brillante che apparentemente sembra voler sciogliere proprio questo quesito, ma che in realtà nasconde messaggi profondi e diverse tematiche sociali molto più interessanti. Non serve una scenografia. Non servono costumi importanti. Non servono nemmeno giochi di luce particolari. Per questo spettacolo c’è bisogno solamente degli attori. Bravissimi attori. Già perché la piéce è tutta in mano loro, delle loro battute, del ritmo sostenuto ed incalzante, che viene mantenuto per tutta la durata, per la modalità impiegata nel portare avanti le tematiche, nelle risate che restituisce il pubblico. Quest’ultimo è una delle componenti fondamentali della commedia, il settimo elemento in campo – per rubare un termine al gergo pallavolistico – colui che restituisce energia agli attori e li aiuta a mantenere il ritmo. I personaggi sono degenti di un’ospedale psichiatrico e parlano delle loro storie, tutti mossi da un desiderio comune: ottenere la libertà. Ma quale libertà? Perché aprendo i quotidiani, o ai telegiornali, si sente spesso parlare di madri che uccidono i figli, oppure di donne stuprate, o anche di figli che uccidono i genitori. Quindi la verità della realtà qual è? Attraverso un semplice gioco di luci si capisce il momento in cui gli attori parlano del loro personaggio in maniera lucida e quando invece è il matto a parlare. Anche se sembra un teatro dell’assurdo, ogni storia è perfettamente intrecciata, ogni personaggio ha il suo scopo e il suo perché, ogni storia ha un significato preciso. Quale? Dovete vedere lo spettacolo per capirlo.
“Se solo vorrai ascoltarci, imparerai a capirci”
“…e ci chiamano matti” porta in se un altro messaggio sociale importante, non solo dal punto di vista della commedia, ma anche da quello dello staff all’opera. Alla sua seconda edizione, crea un connubio di compagnie del litorale romano. “Questa volta l’esperimento registico è stato scegliere individualità forti, non solo attori, ma anche autori e registi delle compagnie più forti del territorio Ostiense – racconta con orgoglio la regista Monica Falconi – La Compagnia Fuori Tempo Massimo, la compagnia Compagni di scena, la compagnia Il cappellaio matto e la compagnia Mercanti di stelle confluiscono in un unico cast il cui obiettivo è quello di veicolare il senso più profondo dell’arte, senza divisioni e senza competizioni, a completo servizio dell’unico obiettivo che abbia senso davvero: il pubblico.” In effetti il PTA, Piccolo Teatro Acilia, è una realtà nuovissima sul territorio. Con la direzione tecnica di Marcello Sindici, punta a trasformarsi in uno spazio di formazione a 360gradi, con corsi di danza e ballo. Il venerdì sera la sala prove si trasforma e diventa una realtà per le iniziative artistiche, come appunto lo spettacolo trattato nelle righe precedenti. Il PTA vuole essere un punto di ritrovo per molte persone e generazioni diverse, come conferma anche il pubblico variegato presente allo spettacolo “…e ci chiamano matti.” È stato bello vedere piccini appassionati, con gli occhi sgranati verso il palco, curiosi di nuove storie.