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1 Maggio 2025Fall di Giorgio Montanini
Il fallimento conduce Fall il nuovo spettacolo in tournée di Montanini che sdogana il politicamente corretto
Il teatro Brancaccio ormai è la sua casa e lo fa venire giù a suon di risate e applausi finali: Giorgio Montanini torna nei teatri italiani con “Fall”. Solo dieci mesi fa, si annullava la data per problemi di salute. Non pensate che sia stato qualcosa da “nulla di grave”, Montanini è caduto seriamente e ha lottato, vincendo, per tornare su questi palcoscenici che ama e che gli danno la possibilità di parlare a ruota libera dei temi socio-politici che ama tantissimo.
Solitamente quando si fanno questi percorsi di riabilitazione, ci si ferma a interrogarsi e ad analizzare cosa è davvero importante. Per una persona come Giorgio Montanini, che le cose importanti già le aveva ben focalizzate, è stato più che altro una conferma della strada intrapresa. Proprio così con grande decisione, porta avanti il suo spettacolo dritto come una spada e, con il suo tono ironico da “non risparmio nessuno”, colpisce esattamente lì dove vuole andare a parare.
Montanini va contro il politicamente corretto
Il suo ritorno è caratterizzato da un grandissimo desiderio di parlare di quei temi che oggi sono coperti e velati dal politicamente corretto. Lui che costruisce testi per necessità e non per fama o ricerca di successo, utilizza il dialogo – o meglio il monologo – per sdoganare tutte quelle cose che vorremmo davvero dire e … le dice! Senza mezze misure. Nei suoi 90 minuti, circa, di spettacolo, ci fa capire come il politicamente corretto che viene utilizzato oggi ovunque non sia altro che una nuova forma di censura per evitare la scomodità di affrontare e risolvere certi argomenti. Quali? Non parliamo più del sesso, come il bigottismo voleva anni fa. Qui siamo avanti anni luce, parliamo di disuguaglianze sociali e di politica, perché no si parla anche della guerra.
Montanini: un uomo nuovo per uno spettacolo che funziona
A differenza degli altri spettacoli, Giorgio Montanini salta da un argomento all’altro senza bisogno di legarli, di fare passaggi intermedi che guidino il pubblico nel suo monologo. Questa volta, terminato un argomento, lo stand up comedian sorseggia la sua inseparabile compagna di palcoscenico – la tennent’s – e inizia un nuovo paragrafo. Osserva il pubblico davanti e prende di mira qualcuno, ma stavolta non perde il filo del discorso, non esce fuori dagli schemi e tira dritto come un treno fino alla fine. Le tematiche che si vanno a toccare sono diverse: dai gamer a internet, da Parenzo a Neri Marcorè, fino ad arrivare al fallimento della democrazia e della libertà. Quella libertà che doveva renderci tutti uguali e padroni di noi stessi, il fallimento sociale più grande da sempre. Il fallimento è il filo conduttore che Giorgio Montanini porta avanti nei suoi spettacoli da diversi anni: il desiderio di cambiare le cose c’è, ma nessuno si adopera per farlo.
Il finale è proprio quello che ti lascia spiazzato, con una risata di cuore, un applauso scrosciante e la domanda “ma come, ci lascia così?” Ebbene si. Ci lascia così perché l’obiettivo è quello di tornare a casa con il sorriso, ma con la mente che riflette si ciò che si è detto e su cosa davvero non sta funzionando nel nostro Paese, cose che con grande urgenza vanno cambiate. Ma nessuno lo fa.