Loading 2101
22 Febbraio 2022Coppia aperta… quasi spalancata
7 Marzo 2022
La distopia futuristica di “la piccola bottega degli orrori”
Una storia senza tempo, un musical distopico e colorato che sottolinea come il teatro sia un luogo sicuro estraneo al concetto ordinario di spazio/tempo
Quando “la piccola bottega degli orrori” fece il suo debutto al teatro Sala Umberto, ottobre 2019, il regista Piero Di Blasio disse “Se vi è piaciuto, ditelo. Se non vi è piaciuto, ditelo stesso.” A distanza di due anni e di una pandemia, è in corso la tournée del musical che si ispira interamente alla pellicola americana del 1961. Questo è il segnale che non solo lo spettacolo piace, ma che il suo adattamento a teatri più grandi ha decisamente migliorato la situazione. Già a Torino si era registrato un grande entusiasmo per questo genere di musical, ma alla prima romana c’è stata la conferma di quello che è uno spettacolo maturo e consolidato. L’energia del protagonista Seymour, interpretato da Giampiero Ingrassia è contagiosa e fa da collante ad un cast modificato solo in minima parte – al posto di Stefania Fratepietro c’è Elena Nieri nei panni di Chiffon e anche l’ensemble ha delle sostituzioni.
In platea tra i tanti personaggi di spicco, c’è anche Giancarlo Commare e parte del cast di Jamie, il nuovo musical-scommessa diretto da Piero Di Blasio, che debutterà l’8 marzo al Brancaccio di Roma. «Non conoscevo questo musical, non lo avevo mai visto, ma sono rimasto piacevolmente stupito – commenta affascinato Commare – Mi ha meravigliato anche nei colori che questo spettacolo porta in scena da ogni punto di vista. Più di tutti però mi ha sorpreso il finale! Mi aspettavo un lieto fine o comunque un finale più roseo. Mi ha spiazzato e quando le cose mi spiazzano mi appassiono di più, quindi lo consiglio vivamente.» Jamie sarà un musical che spiazzerà il pubblico? «Assolutamente si, ci vediamo a Marzo.»
In uno scenario cupo e periferico come la cittadina squallida che ospita la storia di Audrey 2, trovano spazio delle note di colore nei bellissimi costumi che portano la firma di Francesca Grossi, nel disegno luci, ma soprattutto nelle scenografie che, per questa edizione in tournée, sono state riadattate per teatri molto più grandi con l’aggiunta di pannelli che rappresentano la città di New York. La particolarità che non avevamo nella precedente edizione, la troviamo proprio nelle finestre che popolano i pannelli e creano dei veri e propri palazzi. Finestre che all’occorrenza partecipano al disegno luci, illuminandosi con colori sgargianti proprio come quelli che indossa Audrey 2.
Da nord a sud “la piccola bottega degli orrori” incanta e fa riflettere: «La piccola bottega degli orrori è uno spettacolo che può andare in giro a natale, in inverno, in primavera, in estate… – analizza il regista Piero Di Blasio – È uno spettacolo per tutte le stagioni perché è un musical che parla dell’animo umano in chiave divertente glamour e in tanti altri modi. Utilizza il linguaggio più semplice che conosce il teatro che è quello musicale e grazie alle canzoni arriva al cuore, agli occhi e alle orecchie delle persone. Questa compagnia è un compagnia speciale che racconta tutte le sere una storia divertente e anche gotica sotto certi punti di vista, che ovunque parte d’Italia va riesce ad accordare il nord con il sud ed è questa la parte più bella dello spettacolo.» In questo scenario storico/politico post pandemia e ora di guerra ucraino/russa, si prospetta uno scenario distopico poco lontano da moltissime storie che solitamente si leggono nei libro o si vedono sul grande schermo. Skid Row non fa differenza, cosa ne pensa Piero di questa situazione che stiamo vivendo e come colloca il teatro in questo scenario? «Lo spettacolo è distopico. Originariamente è stata ambientata nel ’61, io non l’ho voluta ambientare nel ’61, l’ho ambientato fuori dal tempo. Non è un’ambientazione post apocalittica come si fa sempre, neanche nel ‘600, è una giornata qualsiasi in un mondo qualsiasi, in un tempo qualsiasi. L’unica cosa che sappiamo è che si chiama Skid Row, il posto più becero di New York e della downtown. Tutto il resto è ambientabile ovunque e dopo quello che sta succedendo in Ucraina, è uno scenario che potrebbe essere davvero ovunque. La follia di una pianta aliena è la follia di un pazzo russo che crede di essere il nuovo Zar, la follia di tante cose. Per questo è totalmente attuale.»
Il potere del teatro è quello di disconnettere momentaneamente dalla realtà, portando il pubblico fuori dalla dimensione spazio temporale attuale: «Il teatro ti salva dal tempo – continua il regista – È l’unica cosa che può fare. Noi lavoranti del teatro non salviamo vite umane, ma salviamo diverse anime. Il teatro fa questo.» Un invito ad andare a teatro arriva anche dal protagonista Ingrassia, che sottolinea nuovamente quanto il teatro sia un luogo sicuro: «Abbiamo ripreso dopo due con una grande voglia di ricominciare e di sentire applausi, siamo contenti e felici. Finora sta andando molto bene sia qui al Brancaccio che a Torino. Il pubblico è ancora terrorizzato, ma si deve abituare nuovamente a fare certe cose. Noi siamo sicuri, facciamo il tampone ogni 48h, siamo vaccinati, muniti di mascherine, con i controlli dovuti della temperatura…cose che magari ai centri commerciali non trovi più e puoi girare liberamente come vuoi. A teatro no ed è effettivamente il luogo più sicuro. In qualche modo il pubblico deve tornare. Noi siamo tornati, ora aspettiamo voi.»