Io per te come un paracarro ed eretici al Tor Bella Monaca
20 Febbraio 2023La grande realtà di Nascondino
Due adolescenti raccontano lo spaccato di una realtà che emerge prepotentemente e che sta trovando una società completamente impreparata
Nascondino è quello spettacolo che dovrebbe riempire le matinée con le scuole e fare il giro degli istituti, per avere un duplice risultato: istruire su temi delicati come il bullismo e l’omosessualità ed istruire i ragazzi ad andare a teatro
Due adolescenti Gio e Mirko ci portano in un mondo che spesso viene dimenticato dagli adulti. Gli adolescenti oggi gridano delle esigenze con una voce molto forte, è davvero difficile far finta di non udirli. Nascondino è proprio una di queste voci, una rappresentazione teatrale che mette lo spettatore di fronte ad una realtà cruda, ma molto vera che i ragazzi vivono spesso ogni giorno.
Nascondino è una storia universale: il desiderio di fuga, di Amore, il primo Amore, di rivalsa, di scoperta di sé, per un testo vincitore del Mario Fratti Award a New York City nel 2019. Lo spettacolo rientra nel progetto pedagogico del prof. Raffaele Mantegazza curato dalla Cooperativa Montessori di Brescia e si avvale per le musiche e gli effetti sonori di una tecnologia dolby surround.
Tematiche forti intrecciate in un dialogo adolescenziale per Nascondino
Con una platea gremita, davanti anche ad un attento e piacevolmente incantato Leo Gullotta, due ragazzi under 16 per la precisione Andrea Manuel Pagella e Vernillo De Santis portano in scena in poco più di un’ora e mezza Nascondino: un dialogo fitto di argomenti. Il buio è il protagonista silenzioso di questo spettacolo, l’elemento che aiuta prima Gio a nascondersi dalla società , poi Mirko a tenere segreti i suoi veri sentimenti. Il buio è il testimone dell’amicizia inizialmente pura e disinteressata che si crea tra i due ragazzi, una relazione che si cementa confidenza dopo confidenza, facendo crescere la fiducia reciproca. Il buio è l’amico e il complice di entrambi, perché “al buio puoi essere quello che vuoi, puoi essere tutto o niente“. Gio è un adolescente fermamente convinto che nessuno lo ami. Non i suoi genitori o i suoi insegnanti, per non parlare dei suoi compagni di scuola, che lo scherniscono costantemente e lo affliggono con umilianti torture e violenze crudeli. Decide, quindi, di fuggire da quel mondo ostile e di nascondersi nel suo rifugio segreto. Tutti lo cercano per giorni senza successo, finché Mirko, uno dei suoi compagni di classe, lo trova per caso durante una passeggiata. Gio lo prega di non rivelare il suo segreto, rendendolo complice del suo piano, e costringendo la loro relazione a prendere una svolta inaspettata. Gio scappa dalla realtà che non lo accetta, si nasconde dentro questa grotta perché lì si sente al sicuro, può essere se stesso senza doversi preoccupare delle conseguenze. Incurante di quello che può accadere di fronte alla sua scomparsa improvvisa, l’unica cosa che lo interessa è sperare che l’oggetto dei suoi pensieri lo venga a cercare. Mirko è un ragazzo che nasconde molto di sé e vive integrandosi con la società che lo circonda, ma nasconde quelli che sono i suoi veri desideri e le sue pulsioni per timore di subire il bullismo da parte dei gruppetti più potenti della scuola. Quando i due ragazzi si ritrovano nella grotta nasce immediatamente il bisogno di liberarsi di queste sovrastrutture societarie imposte e mettere a nudo se stessi, provando quelle che sono davvero le esperienze che un adolescente dovrebbe fare.
“Voglio uscire perché questa volta ci sei tu con me“. Quando non si è da soli, il mondo fa meno paura e le sfide anche più impossibili assumono un aspetto diverso, decisamente più abbordabile. Ma bisogna volerlo da entrambi le parti per far si che si raggiungano i risultati sognati. Se non c’è una visione comune si rischia di fare affidamento su una relazione malsana, proprio come accade ai nostri protagonisti che epilogherà in una maniera inaspettata, ma che viene raccontata troppo spesso nel quotidiano. A rappresentare questa realtà sono due giovani ragazzi, maschi, ma anche questo è un simbolo, proprio come il buio. Al loro posto potrebbe esserci una coppia eterno, due amiche, un genitore con un figlio.
Se si deve trovare un lato negativo per Nascondino, si potrebbe dire che il ritmo che lo caratterizza è lento, ma utile per capire come si crea il legame tra i due amici, e i cambi di scena visibili – scelta registica che aiuta lo spettatore ad immergersi ancora di più all’interno del buio della grotta – non sono percepiti benissimo dal pubblico, che raramente ha applaudito. Ma il pathos è crescente e culmina in un monologo che porta alle lacrime.
Nascondino insegna che la scuola è ancora molto indietro nell’educazione delle nuove generazioni
Già 20 anni fa, quando si provava ad affrontare nelle scuole un sano approccio alla sessualità con le ore dedicate al dialogo e all’educazione sessuale, c’erano momenti di imbarazzo e di stupore, nei quali emergevano anche comportamenti molto infantili dettati però dall’impaccio dell’argomento affrontato in gruppo. Ma ha portato la maggior parte delle generazioni cresciute con questo sistema ad avere un sano rapporto con la sessualità , con i propri partner e il cambiamento dei tempi. Questo stesso procedimento educativo andrebbe affrontato anche con quelle che sono le tematiche di diversità e non solo riferite alle comunità LGBTQ+, ma anche di sensibilizzazione verso tutte quelle forme di discriminazione che oggi emergono prepotentemente: diversamente abili, persone curvy o con difetti estetici e così via. Il sistema del bullismo diventerebbe sempre meno potente se le diversità riuscissero ad integrarsi in ciò che viene chiamata la normalità . Nascondino è già andato nelle scuole a fare qualche matinèe e a tal proposito Andrea Manuel Pagella racconta di come sono diverse le reazioni dei ragazzi, rispetto a quelle degli adulti «C’è il solito momento di stupore, si sentono i gridolini e gli “uoooo” dei ragazzi in platea. Ma non arrivano alle scene di bacio, bensì dalle prime parole inserite nei dialoghi come “cazzo” o “merda”. La cosa bella è vedere che le stesse reazioni arrivano anche se a darsi un bacio ci fossero un uomo e una donna e non due ragazzi.»
Un po’ la storia di Nascondino ricorda la tragedia giapponese famosa con il nome di Nevada, nella quale Natsumi di 11 anni uccide a coltellate la compagna di classe Satomi Mitarai proprio dentro l’istituto scolastico. Queste vicende fanno pensare quanto ancora siamo lontani da una sana convivenza collettiva, dove elementi come le invidie o i pregiudizi vengono distrutti dalla potenza della collettività e dello stare insieme. Il vivere serenamente e il costruire rapporti sani dovrebbe essere l’unica preoccupazione dei ragazzi e dei bambini, evitando di andare sul violento o di costruire gruppi che contengano costruzioni gerarchiche chiuse e invalicabili volte a fare del male a chi vorrebbe farne parte. Piuttosto che soffocare il desiderio di parità die diritti delle comunità LGBTQ+, il governo dovrebbe iniziare a pensare a una seria ristrutturazione del sistema scolastico volto alla costruzione di una società sana. Ma siamo ancora molto molto lontani da questo risultato.