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Le donne sono dei fiori d’acciaio
Al teatro Sala Umberto partecipazione, risate e tanto successo per la prima dello spettacolo diretto da Michela Andreozzi e Massimiliano Vado
Nella stessa settimana in cui Sanremo evidenzia con orgoglio le donne di cultura, il teatro Sala Umberto propone sul palco sei donne piene di personalità . Fiori d’acciaio è uno spettacolo che fa tanto ridere e tanto riflettere fino all’epilogo finale, quando si versa anche qualche lacrima. In questa commedia drammatica le donne sono rappresentate nella loro naturale bellezza, apparentemente fragili come un fiore, ma con una grandissima resistenza, proprio come l’acciaio.
Vedere Tosca D’aquino sul palco, in tenuta da funerale blu scuro, con la folta chioma raccolta sul capo è stato un po’ come vedere Sally Field piangere la morte di Julia Roberts. La sua interpretazione di mamma Mary Lynn – che italianizzato diventa Marilù – è coinvolgente e arriva al cuore di ogni invitato presente in platea. Esattamente come accade nella pellicola di Herbert Ross, anno 1989. Il cast selezionato dai co registi Michela Andreozzi e Massimiliano Vado è perfetto per raccontare Fiori D’acciaio. Ogni attrice riprende perfettamente il personaggio di riferimento e lo caratterizza appena, aggiungendo quel poco che basta per dare un tocco italiano a una commedia americana.
Alla giovane Martina Difonte l’ardua impresa di essere Shelby, la figlia di Mary Lynn – già ruolo della Roberts che le valse il premio x come miglior attrice non protagonista – e di portare avanti una delle tematiche importanti come lo strano rapporto tra madre e figlia. Difonte riesce a districarsi bene al fianco di nomi importanti e di esperienza, ma dovrebbe risultare più fluida nella recitazione, meno meccanica. La classe di Olympia Dukakis è interpretata da Giulia Weber, brava a portare avanti un personaggio apparentemente marginale; Emy Bergamo è la simpatia e l’accoglienza di Truvy Jones, alias Dolly Parton, la proprietaria del salone di bellezza dove le sei donne si ritrovano tra una messa in piega e una manicure raccontando le proprie vite. Probabilmente la caratterizzazione più divertente è quella di Emanuela Bruni che, nei panni di Shirley MacLaine trascina tutto il gruppo verso la risata e il divertimento. Rocìo MuÑoz Morales è l’estranea che si inserirà pian piano tra le amiche e ne diventerà parte fondamentale, sposando quelle cinque donne come sorelle per sempre, proprio come fece Daryl Christine Hannah.Â
Il Fiori D’acciaio diretto da Michela Andreozzi, non è quindi una rivisitazione del film ma una traslazione della commedia americana in Italia. Non siamo più in una cittadina della Louisiana, ma a Sorrento e pertanto si respira aria di mare, di freschezza e di spensieratezza. Siamo sempre nella fine degli anni ’80 e il palcoscenico è un grande salone di bellezza, studiato appositamente per riprendere quelle che erano le tendenze di quasi 40 anni fa: arredamento di vimini, sedie girevoli in pelle, carrellini piccoli e semplici, gli immancabili caschi/lampade che diffondevano il calore per le messe in piega. A marcare ancora di più l’ambientazione spazio/tempo ci sono anche delle musiche che intrattengono durante i cambi di scena e tra un tempo e l’altro. Radio Campania fa piacevolmente riascoltare “Scrivimi” oppure “E non finisce mica il cielo“. Anche i costumi fanno la loro parte, ogni attrice compie diversi cambi d’abito che aiutano a sottolineare il momento storico che sta vivendo il personaggio e la sua personalità .
In un mondo dove regna l’individualismo e l’Io al centro di tutto, Fiori D’acciaio riporta il focus sull’amicizia vera, quella che unisce al di là del carattere e degli atteggiamenti. Quel sentimento forte che si risente quando ci sono segreti tanto importanti come una malattia o un trapianto. Un’amicizia che oggi, anche per colpa dei social, non esiste quasi più ed è diventata più rara del vero amore. Fiori D’acciaio, che nasce come un testo teatrale per poi diventare una pellicola cinematografica, riporta l’attenzione e il focus sui valori umani, sulla compagnia e sullo stare insieme. Vivere le persone e accettarle per quello che sono, imparando a parlare e ad ascoltare. È bello anche vedere come tengono testa anche le tematiche secondarie, come la religiosità di Rocìo, ma anche il saper stare da soli e il bisogno del supporto che solo le amiche sanno dare. È curioso anche il rapporto tra madre e figlia, condizionato dalla malattia, crea una sorta di sorelle pur mantenendo il rispetto dei ruoli madre/figlia.
Osservare le reazioni della platea, il loro coinvolgimento, le risate e l’attenzione che restituiscono alle attrici sul palco è davvero rincuorante. Tutto il cast, compresa la regia, tira un bel respiro di sollievo dopo la prima a Roma, stringendo mani e sorridendo di fronte ai pareri entusiasti di colleghi e amici. Un lavoro premiato e da premiare ancora in futuro, perché è una di quelle fiabe che, proprio come ha fatto Piccole Donne, riporta il focus sull’essere umano e sull’importanza dello stare insieme.
Certo qualcosina da aggiustare c’è, ma considerato che il cast non esce dal teatro da tre giorni per provare e riprovare, direi che il più è sistemato. Fiori D’acciaio resterà in scena fino al 20 febbraio.
Fiori D’acciaio
di Robert Harling
scene CARLO DE MARINO
musiche ROBERTO PROCACCINI
aiuto regia GIULIA NERVI
costumi MARA GENTILE