Terapia di gruppo: beata ignoranza
L’ultimo capitolo della trilogia Terapia di gruppo è una bomba di risate per la one woman show Chiara Becchimanzi
Terapia di gruppo: Beata ignoranza è l’ultimo capitolo di una trilogia di spettacoli che Chiara Becchimanzi porta in tournée da diverso tempo. L’ultimo atto, beata ignoranza, arriva dopo le prime “sedute” di terapia che hanno inizialmente accolto e avvicinato un pubblico alla figura di Chiara (Terapia di Gruppo) finora vista solo in tv nelle piccole apparizioni delle trasmissioni comiche, per poi assistere tutti insieme a un tripudio di scomode verità su Dio e la religione cristiana, lo stato italiano e la famiglia che spesso non vogliamo sentire e ci giriamo dall’altra parte ignorandoli (Dio, Patria e Famiglia).
Terapia di Gruppo e la crescita artistica di Chiara Becchimanzi
Ecco Chiara Becchimanzi all’interno di questa trilogia è diventata più grande. È artisticamente cresciuta dai primi spettacoli al teatro Dé Servi nel 2021. Ha maturato talmente tanta consapevolezza di sé e vola con grande scioltezza per più di due ore di spettacolo, mantenendo alta l’attenzione del pubblico presente in sala. Ha una presenza scenica invidiabile e da sola riesce a riempire tutto lo spazio presente sul palco anche se a farle compagnia ci sono solo un leggio, dove segna le frasi più importanti per agganciare i suoi discorsi, e una sedia dove poggia pochissimi oggetti scenici. Nel caso di “Beata Ignoranza” c’è solo uno scialle che l’aiuta nel momento in cui viene nominata Acca Larenzia, personaggio mitologico dell’antica Roma. Con Chiara non c’è necessità di scenografia o di costumi, quasi inesistenti sono i giochi di luce perché l’unica luce necessaria dalla regia è quella per vedere il pubblico in alcuni momenti dello spettacolo. Questo perché nei suoi spettacoli, il pubblico è parte integrante partecipativa e attiva. La sua personalità e la sua preparazione politico, sociale e di attualità le permette di avere sempre la risposta pronta con una scioltezza invidiabile. Il tutto è unito a una personalità frizzante e dinamica, molto carismatica e coinvolgente. Viene da dire che è una personalità molto classica delle donne romane, ma non è una caratteristica propria di tutte. L’intelligenza di Chiara Becchimanzi è quella di arrivare al cuore e al cervello del proprio pubblico senza risultare spocchiosa, arrogante o invadente con il suo modo di pensare. Una personalità che arriva a tutti, tranne ai politici che incontra sulla sua strada.
La beata ignoranza che vorrebbe Chiara Becchimanzi
All’interno di Beata Ignoranza, Chiara constata e scardina tutta una serie di cliché che sono parte della società quotidiana. Lo schema dello spettacolo non è diverso dai due atti precedenti, del resto schema che vince non si cambia. Si parte con il tema delle differenze di genere e dalla comunità LGBTQ+, argomenti che i bambini comprendono e accettano con una facilità incredibile, mentre siamo noi adulti che mettiamo paletti infiniti – e spesso inutili. Grazie alle gaffe di Walter Nudo che prova a spiegarci il femminismo attraverso i suoi occhi, Chiara trova pane per i suoi denti nel far comprendere quanto siano ancora lontane le consapevolezze di una società che fonda il suo principio nel patriarcato. E poi c’è l’immancabile Giorgia Meloni. La Premier italiana questa volta viene idolatrata dalla comica che oggi è presente nei salotti in tv, in particolare nella trasmissione “di Martedì” sul canale La7. Senza peli sulla lingua, Chiara Becchimanzi risponde a tono ai discorsi dei politici, senza risparmiarne nemmeno uno.
Il pubblico risponde con calore, le risate sono all’ordine del giorno e anche quando non arrivano immediate le battute, è proprio Chiara a dare l’aiuto necessario per far arrivare il messaggio di quanto detto. Adottando un comportamento proprio di uno psicologo in una seduta, così Chiara Becchimanzi conduce le sue sedute di gruppo con leggerezza e con il sorriso. Del resto il suo è un credo unico e molto importante, condiviso da tantissime persone che popolano le platee dei teatri di tutta Italia. Con lo stesso schema della psicoterapia, il pubblico di Chiara esce dalle sue terapie di gruppo più sollevato e guarito. Del resto, come dice sempre Chiara: il teatro è il pronto soccorso dell’anima.