Il teatro Golden è tra i primi a riaprire in Italia
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29 Settembre 2020Il desiderio di potere dell’accendino magico di Greg
La recensione della commedia umoristica al teatro Golden fino all’11 ottobre
Finché ci sono dimensioni c’è speranza. Un accendino come porta multidimensionale verso mondi paralleli. Un oggetto che ci porta a scoprire realtà diverse, ma soprattutto un tramite per portare a galla i desideri più comuni di un essere umano. In realtà è una trama già nota, che ricorda a tratti la pellicola di “Ritorno al futuro”, trilogia-saga cinematografica comico-fantascientifica di grandissimo successo degli anni ottanta e novanta, ma questa volta non si viaggia nel tempo. Claudio Gregori, insieme a Riccardo Graziosi, Claudia Campagnola, Lallo Circosta, Vania Della Bidia e Roberto Fazioli, apre la stagione del teatro Golden con “l’accendino magico“, questo oggetto trafugato ad un monaco durante una gita in un monastero inglese che catapulta quattro amici (in dimensioni parallele ogni volta che viene azionato.
La commedia, divertente e con il classico senso umoristico che appartiene a Greg, è incentrata sulla bramosia che pervade l’uomo e lo conduce per verso percorsi sbagliati. L’accendino dà accesso a varie dimensioni via via più originali in cui i quattro protagonisti sono sempre in una situazione diversa e disparata. A mano a mano che si cambia realtà , si diventa sempre più coscienti del potere di questo accendino e affascinati dalla possibilità che le altre dimensioni possono riservare per dare più potere, ricchezza, successo… Ma il rovescio della medaglia è sempre dietro l’anglo perché se a tratti i viaggi possono affascinare, altre volte possono spiazzare, lasciando gli interpreti nei panni di poveri e barboni.
L’accendino magico è una commedia dove sul palco ci sono professionisti che propongono personaggi diversi ogni cambio scena. Il cambio d’abiti è veloce, lo sfondo multimediale è fondamentale per immedesimarsi in realtà diverse, ma ciò che davvero segna e affascina lo spettatore è il cambio repentino dei dialetti che gli attori sfoggiano in ogni cambio dimensionale. Tutto questo tira su un ritmo cadenzato che, tolti i primi minuti di ilarità nell’alterazione dimensionale, rischia di annoiare e spegnere l’interesse dello spettatore.
Se da un lato la commedia esaurisce velocemente i passaggi umoristici in cui si ride spontaneamente e di cuore, lasciando il resto delle sequenze sceniche monotone e scontate; dall’altra questa gara tra amici porta a un epilogo particolare, ma soprattutto a farsi delle domande importanti. La prima fra tutte: siamo solo le pedine di un disegno superiore? Il pubblico rimane catturato dalla serie di eventi e inizia a chiedersi se vale la pena continuare a correre velocemente per cosa? Soldi? Potere? Un posto migliore? Bisognerebbe tenere a mente sempre un vecchio detto popolare: “chi lascia la strada vecchia per quella nuova, sa quello che perde ma non sa quello che trova“.