1984 a teatro la cruda realtà del regime totalitarista
23 Ottobre 2024Club 27 di Elisa Di Eusanio
Da Robert Jhonson a Jimi Hendrix, passando per Kurt Cobain e Amy Whinehouse, Elisa Di Eusanio ci fa viaggiare grazie alla musica in un mondo fatto di fragilità e di richieste di aiuto ignorate
Club 27 ti guida dentro un viaggio.
La sensazione è quella di entrare in uno dei club di musica live che popolano i quartieri americani. Ti siedi, ascolti bella musica – spesso anche inedita, bevi qualcosa mentre effettui un bellissimo viaggio attraverso le melodie che ascolti e passi una piacevolissima serata. Club 27 è la stessa cosa. Solo che sei a teatro – con precisione sei allo Spazio Diamante – non puoi bere, ma effettui comunque un bellissimo viaggio attraverso la musica e le parole narrate.
Già perché il palco è allestito proprio come questi club notturni dove si ascolta buona musica – dai quali sono venuti fuori tantissimi nomi tra cui anche Witheny Houston – tre postazioni per i musicisti a semicerchio e un’asta con un microfono al centro. Tutto è circondato da lampadine che faranno degli effetti luce davvero suggestivi e che crescono d’intensità nel momento opportuno: perfetti per ciò che verrà ascoltato. Tra i musicisti spiccano nomi che caratterizzano il mondo del rock italiano: Stefano Costantini alla batteria, Fabio Frombolini al basso e alla voce, Joe Calabrò alla chitarra elettrica e alla voce sono delle colonne importanti per la frontgirl: Elisa Di Eusanio. In tantissimi la riconosceranno per il camice e la posizione di caposala – il suo ruolo in DOC da ben tre stagioni – in pochi conoscono la sua vena rock e la sua conoscenza profonda del mondo della musica.
I temi del viaggio di Club 27
Elisa Di Eusanio scrive, costruisce, produce e cura la regia di Club27 incastrando perfettamente due filoni principali: da una parte la storia di grandi musicisti deceduti a 27 anni per dipendenze e dall’altra la sua storia personale. Un viaggio dentro anime perse e perdute che però hanno lasciato una traccia indelebile grazie alla loro musica. Attraverso i cantanti da lei scelti, veniamo a contatto con una realtà che tocca in maniera diversa ognuno di noi. Perché ognuno di noi ha una dipendenza, ognuno di noi cede alla debolezza di una tossicodipendenza, attribuendo ad essa un pizzico di felicità e di benessere più mentale che fisico. Il disagio provato, che ha portato i musicisti protagonisti di questo spettacolo, non è mai stato veramente compreso da chi stava intorno a queste persone, che si sono sentite ignorate, deluse, minimizzate e lasciate sole. Il desiderio di ognuna di esse era diverso, c’era chi voleva un amore, chi invece l’attenzione dei genitori, chi non riusciva a esprimere se stesso secondo le etichette che la società impone. Proprio per questo motivo si sono chiusi in loro stessi, trovando sollievo in quelle sostanze e abitudini malsane che a lungo andare intossicano e mettono in trappola. Avere un’emotività forte e difficile da schermare non è sempre un bene e queste anime dannate lo hanno pagato molto caro il prezzo del sentire troppo. Nella società contemporanea abbiamo diverse modalità di chiedere aiuto e diversi nomi per indicare delle patologie poco conosciute: ADHD, autismo, sindromi, dipendenze. A malapena 20 anni fa tutto questo non esisteva e comprendere il disagio di una mente creativa nella società era impossibile.
In tutto ciò Elisa entra a piedi pari tra una figura e l’altra e inserisce anche il suo vissuto. Mette a disposizione del pubblico la sua storia personale, si mette a nudo davanti a degli sconosciuti e si fa porta bandiera di uno sdoganamento necessario: il bisogno di essere ascoltati e accettati per quello che siamo e non per ciò che gli altri vorrebbero che fossimo. Nel viaggio di Club 27 c’è anche una denuncia importante che rappresenta quella di imparare a chiedere aiuto nei momenti di difficoltà, a costo di diventare dei rompicoglioni pesanti, ma di non rimanere mai da soli perché insieme è più facile uscire da una dipendenza tossica. Anche l’essere una persona forte danneggia, non fortifica. Agli occhi di chi ci sta davanti sembriamo indossare una delle armature di Tony Stark e prendere a testate il mondo esterno come Hulk, in realtà dentro l’armatura c’è una persona con una fragilità immensa, che non viene compresa e spesso viene solo derisa e isolata.
Elisa DI Eusanio in Club 27 sfoggia una bravura recitativa che impallidisce, unita alla preparazione canora, porta spesso lo spettatore ad avere gli occhi lucidi. Esattamente come i quattro protagonisti della storia hanno sul palco. Durante lo spettacolo si vedono spesso rimandare indietro le lacrime con fatica e gli occhi diventare lucidi. Anche in platea arriva una potenza emotiva spiazzante.
Spazio Diamante: perfetto per il viaggio di Club27
Una nota di merito allo Spazio Diamante che, rinnovando i locali, si dimostra ancora una volta uno spazio importante per la società capitolina che ospita nelle sue diverse sale spettacoli diversi a seconda dell’esigenza, ma coniuga le tre arti che compongono lo spettacolo: danza, musica e recitazione. È stato bello vedere come la piece si sia adattata egregiamente agli spazi regalando allo spettatore un’esperienza molto piacevole e rilassante.
Sapere che il viaggio di Club 27 ha una fine non è bello. Sapere che ci sarà il bis dal 14 al 16 novembre, sempre allo Spazio Diamante, rende tutto meno malinconico. Club 27 è una viaggio che va fatto perché se sei vittima di certe dipendenze, sai che non sei solo e soprattutto che puoi venirne fuori; ma se non ne sei vittima e vedi qualcuno che lo è, sei consapevole che quella persona non va lasciata da sola. MAI. Per questo bisogna vedere Club27 di Elisa di Eusanio: per fortuna non è un addio, ma un arrivederci!