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27 Gennaio 2025Elena La Matta: il prezzo della libertÃ
Uno spettacolo contemporaneo che nel giorno della Shoah è più potente che mai, la storia di una donna Elena che difende fino alla morte le cose che ama e in cui crede
Elena La Matta è il nuovo spettacolo che Goldenart Production e Altra Scena stanno portando in giro per l’Italia. Con la regia di Giancarlo Nicoletti, già famoso per “I due papi“, la storia è tratta dal libro di Gaetano Petraglia “La matta di Piazza Giudìa” che l’abile penna della giornalista Elisabetta Fiorito ha traslato in drammaturgia teatrale.
Attraverso documenti di archivio e testimonianze tramandate di generazione in generazione, Paola Minaccioni presta corpo e anima a Elena di Porto, questa donna molto forte vissuta nel ghetto romano tra la prima e la seconda guerra mondiale. Il giorno della Shoah è il più adatto per raccontare la storia di una donna che ha fatto della libertà la sua ragione di vita. «Studiando il copione ho scoperto che la donna, che ricordo tutte le sere, veniva chiamata matta perché essendo poverissima, faceva la stracciarola vivendo alla giornata, pur avendo due figli ed essendo ebrea, non rinunciava ad avere le sue idee.» Racconta così la Minaccioni a Mara Venier durante l’intervista per lo spettacolo in tournée. Rafforza ancora di più il messaggio la giornalista e drammaturga Elisabetta Fiorito spiegando «Io e Paola abbiamo voluto con tutte le nostre forze che fosse riconosciuta la memoria di Elena di Porto, di questa ebrea romana dimenticata ma che invece è stata una grande donna.»
La storia di Elena La Matta
Elena Di Porto, meglio conosciuta come Elena La Matta, veniva spesso rinchiusa in manicomio proprio perché non rispettava le regole sociali che relegavano la donna nel focolare casalingo senza possibilità di parola – come racconta molto bene la pellicola diretta da Paola Cortellesi “c’è ancora domani” – Tutt’altro! Elena era una donna che si ribellava alle ingiustizie, difendendo spesso donne e bambini, ovvero le categorie più deboli, perfino dai soldati tedeschi. Per i suoi tempi, Elena era una donna che difendeva con le unghie e con i denti, oltre che con grande forza, la propria libertà . La libertà di Elena era intesa come poter parlare delle proprie idee senza dover subire ogni volta un ricovero in manicomio, il primo lo subisce a 15 anni per essersi ribellata a una persona che aveva scavalcato la fila. La libertà di Elena è intesa come quella di poter scegliere di vivere l’ambiente casalingo senza le continue ingiustizie da parte del marito ubriacone e giocatore d’azzardo.
Oltre a difendere questa sua emancipazione, Elena dimostra anche una forza incredibile. La sua potenza è quella di una donna che nonostante diversi ricoveri in manicomio, ogni volta torna nella sua città e ricomincia la propria strada, la propria vita, con una forza incredibile. Elena La Matta è la storia di una donna che invece di seguire la salvezza dalle brutture del nazismo sugli ebrei, si sacrifica per il bene della sua famiglia, di quel ramo della famiglia che l’ha sempre accolta e amata come nessuno l’aveva mai fatto prima.
Paola Minaccioni, l’erede di Gigi Proietti, l’Elena perfetta
Paola Minaccioni porta in scena il ricordo di Elena con grande scioltezza e fluidità . Da un primo momento, fa ridere grazie agli aneddoti divertenti di Elena. Recita il monologo buttandosi per terra e caratterizzando talmente bene il personaggio che lo spettatore non si accorge nemmeno di passare dalla risata alla lacrima dell’epilogo finale. Addirittura Paola canta: “le Mantellate” – una canzone scritta in dialetto romanesco da Giorgio Strehler, musicata da Fiorenzo Carpi, e portata al successo da Ornella Vanoni che la incise su 45 giri nel dicembre 1959 – insieme a una canzone spagnola che sdrammatizza tanto un momento di vera difficoltà della vita di Elena. Le musiche si sono composte gradualmente grazie all’intervento di Valerio Guaraldi alla chitarra e di Claudio Giusti ai fiati.
Paola Minaccioni fa appello a tutta la romanità che possiede dentro di sé per caratterizzare il personaggio. Camuffa la tecnica teatrale e diventa così grande da riempire il palco da sola. «Lei è perfetta! – racconta la giornalista e drammaturga Elisabetta Fiorito – Quello che non si capisce è che lei è veramente l’erede di Gigi Proietti. Ogni volta che sento parlare di un possibile erede di Gigi Proietti, sento solo nomi di uomini, non hanno capito che l’erede c’è già e si chiama Paola Minaccioni. Una donna. Lei è la vera persona che ancora oggi porta avanti la cultura popolare romanesca, che, per essere portata avanti, ha bisogno di molto studio e di molta maestria. Per essere Elena ci vuole tanto studio perché più un personaggio è semplice da fare e più è complicato da studiare. Ricordiamo Anna Magnani quando interpretava la signora borghese che faceva ridere tutti. Ma era molto più drammatica e ti colpiva di più quando faceva la popolana.»
«La storia di Elena La Matta è la storia di una lotta contro le ingiustizie – Elisabetta Fiorito spiega perché ha scelto di portare in scena proprio questa figura rispetto a tante altre colpite dal rastrellamento del Ghetto il 16 ottobre 1943 – Questo mi ha affascinato di questa persona. Proprio perché non subisce, alla fine fa una scelta drastica e di grandissimo coraggio e generosità .» Una storia di coraggio e deportazione, ma anche una storia di libertà ed emancipazione. La storia di una donna che durante la seconda guerra mondiale cerca di proteggere la sua libertà e la sua famiglia a tutti i costi. Una storia che oggi, in un momento storico politico travagliato dalle guerre, se pensiamo alle donne iraniane e ai loro tentativi di difendere la libertà di essere una donna senza il velo, è più contemporanea che mai e va tramandata con grande rispetto e forza.