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Dal teatro al cinema e ritorno: i due papi di Giancarlo Nicoletti narra l’amicizia storica di due uomini uniti da un grande destino
È impiegato nel primo tour italiano l’opera teatrale de “I due papi“. Lo spettacolo è a Roma al Sala Umberto fino al 30 aprile. Otto mesi dopo il grande debutto nazionale, lo spettacolo diretto da Giancarlo Nicoletti è un must che miete consensi e approvazioni. Fuori da Londra, Altra Scena Managment – in collaborazione con Goldenart Production, Viola Produzioni, I due della città del sole su licenza di Muse of Fire Production Ltd e con Festival Teatrale di Borgio Verezzi – è l’unica produzione ad avere avuto il permesso di portare in scena questo spettacolo. E di certo la produzione non si è fatta parlare dietro, anzi ha onorato con grande bravura il testo originale.
Dal teatro al cinema (e ritorno) un testo molto importante
Il testo scritto per il teatro da Anthony Mc Carten compie voli pindarici. In prestito al mondo del cinema, I due Papi è stato diretto da Fernando Meirelles. La storia è molto simile a quella che si può vedere comodamente da casa sulla piattaforma Netflix ma sembra non narrare il reale svolgimento dei fatti, piuttosto racconta una storia di finzione che può ispirarsi a ciò che sia potuto succedere nel 2013, quando le due figure ecclesiastiche si incontrarono a Roma e segnarono un punto di svolta nel destino della Chiesa cattolica. Nel film c’erano uno spettacolare Anthony Hopkins e Jonathan Pryce a rappresentare i due papi, a teatro la scelta della produzione è ricaduta su due figure attoriali molto importanti del panorama teatrale nazionale.
Io sono un peccatore
I due Papi di Giancarlo Nicoletti
Così a portare avanti un uomo timido, introverso e conservatore Papa Ratzinger c’è Giorgio Colangeli, mentre il suo speculare carismatico e impattante Papa Bergoglio è Mariano Rigillo. Due cavalli di razza per una storia che ha bisogno di leggerezza ma che non deve scadere nel banale o nel tedioso. Due importanti nomi del teatro nazionale che hanno la responsabilità di narrare un accadimento storico di prima classe: l’incontro tra i due papi. Per la prima volta insieme sul palco, i due attori hanno dato prova di grande affiatamento rendendo fluidi gli argomenti molto importanti che vengono fuori in circa due ore di spettacolo. Non era decisamente una prova facile per i due attori, nemmeno per la produzione, eppure il prodotto finale è un interessante dialogo tra due uomini molto semplici, spogli delle vesti istituzionali che provano a trovare un compromesso con la crisi che stanno attraversando. L’abilità di Colangeli e Rigillo è indubbiamente quella di arrivare al cuore dello spettatore con un impatto emotivo molto forte, tanto da farlo empatizzare con entrambe le figure che si trova davanti. Entrambi gli uomini sono stanchi dei propri ruoli, desiderosi di vivere un’esistenza meno complicata, eppure trovano nel dialogo una nuova via di fuga da quella vita che li opprime. La postura di Giorgio Colangeli è proprio quella di Ratzinger: curvo su se stesso e leggermente genuflesso sulle ginocchia. Si accorge di non essere un leader naturale e che la Chiesa ha bisogno di una guida più incisiva. Rigillo è un vero Bergoglio alto, dall’aria simpatica ma severa, in crisi e privo di stimoli.
Il dialogo è forte, fluido, simpatico e anche umoristico. Tra una battuta e l’altra, una confessione, uno scambio di idee vengono fuori tematiche serie e da sempre caratterizzanti la vita dell’uomo. L’etica è il primo punto che colpisce entrambi i protagonisti. Il rapporto con le istituzioni e con un mondo che sta andando avanti molto velocemente e al quale è davvero difficile stare appresso. Un percorso importante quello di due sconosciuti che alla fine si rivelano due grandi amici, tanto da guardare insieme le partite e scambiarsi le sciarpe della propria nazionale.
Una menzione particolare per bravura e competenza va anche a Anna Teresa Rosini, Alessandro Giova e Ira Fronten che completano il cast di questo spettacolo.
Mi definiscono il Rotteweiler di Dio
Premi importanti per I due Papi
Se da un lato al cinema ci furono tantissime nomination ma poche premiazioni per questa pellicola, a teatro la realtà è ben diversa. In soli otto mesi di tournée nei teatri italiani, è possibile perdere il conto dei premi che I due Papi ha già raggiunto. Si parte dalla regia magistrale di Giancarlo Nicoletti che curando la trasposizione nei minimi dettagli, si aggiudica il Premio Nazionale Franco Enriquez 2023.
Un altro riconoscimento, doveroso e meritato, è quello di Miglior Scenografia. Alessandro Chiti ha fatto un lavoro eccellente con le scenografie de I due Papi. È impossibile non menzionare il sistema di pannelli che riproducono con grande fedeltà i giardini vaticani, la residenza estiva del Papa in quel di Castel Gandolfo e gli interni della Cappella Sistina. Un lavoro magistrale, unione di proiezioni e tecnica che affascina lo spettatore.
A tutto ciò si uniscono le altre componenti di uno staff creativo egregio. La traduzione, a cura di Edoardo Erba, porta lo spettacolo ad essere molto molto vicino alla pellicola cinematografica, e anche al testo teatrale originale. I costumi di Vincenzo Napolitano donano regalità e imponenza ai due attori, quasi ad avere realmente i due papi a pochi passi. Il disegno luci e il lavoro di fonia di David Barittoni è perfetto; suggestivo il momento finale con la sedia simbolo di un papato a metà.
La pièce teatrale rispecchia quello che la pellicola televisiva ha raccontato. Uno dei momenti storici più dignificativi della stoia della chiesa cattolica che porta alla luce una grande verità: dietro le tonache, dietro l’ufficialità di un ruolo e di una gerarchia rigida e inviolabile come vuole il Vaticano, ci sono degli esseri umani con le proprie tentazioni, le proprie debolezze e soprattutto i propri peccati.