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La recensione
Misery non deve morire.
È con questo imperativo che Filippo Dini prova a scampare alla morte. L’attore, in questo caso anche regista, è il protagonista impeccabile di una fedelissima trasposizione cinematografica di un Misery di tutto rispetto. Nei panni di Paul Sheldon, lo scrittore della famosa serie di romanzi, rimane vittima di un incidente stradale e assistito dalle “amorevoli” cure di Annie Wilkes. Se dapprima la sua poteva essere una permanenza forzata in casa Wilkies a causa delle ferite riportate nell’incidente, in un secondo momento protagonista e spettatore capiscono che in realtà si tratta di una vera e propria prigionia. Annie Wilkies è un’infermiera professionista che salva il suo idolo dalle lamiere dell’auto e da morte certa per assideramento e lo cura con amorevolezza. Lei è la fan numero uno di Sheldon. Lei è la sua carceriera. Lei decide quando e come curare il suo scrittore adorato. finché non scopre che la sua eroina Misery muore e costringe Sheldon a farla resuscitare, costringendolo a scrivere un nuovo romanzo.
La potenza della trasposizione teatrale di Misery è costituita dai personaggi. L’esperienza di Filippo Dini porta a una grande interpretazione, che si alterna tra momenti comici e di disperazione, di paura e di dolore, di sopravvivenza e di rassegnazione. Proprio come Sheldon ci ha insegnato attraverso la penna di Stephen King, Dini è colui che sopravvive e vuole vivere anche in una situazione surreale come quella che sta vivendo a casa Wilkies. Se era più che convinto di eliminare Misery dalla sua vita professionale e intraprendere un’altra strada, si ritroverà inconsapevolmente a dover scrivere il suo capolavoro più grande per sopravvivenza. Arianna Scommegna è la sosia perfetta di Kathy Bates. Annie Wilkies è una psicopatica, con disturbi della personalità, che vive da sola in una casa isolata. Con grande carisma e tecnica, propone un personaggio perfetto in tutte le sue sfaccettature. Talmente potente da catturare lo spettatore e trascinarlo nel dualismo che caratterizza tutto il film: riuscire a far paura o a far ridere, suscitando a volte anche un pò di tenerezza. Insieme a Dini e alla Scommegna, sulla scena anche Carlo Orlando, nei panni dello sceriffo Buster McCain, interessante, padrone di pause inaspettate. Convincente nel suo ruolo, una scelta originale per un personaggio che non resta in secondo piano rispetto ai due protagonisti.
Attraverso una scenografia da applausi, fortemente voluta dallo stesso Dini, lo spettatore non perde nessun momento della storia. Per mezzo di una pedana ruotante, c’è la possibilità di vedere tutte le facciate di casa Wilkies fondamentali per lo sviluppo della storia.
Se nel 1987 Misery fu un successo editoriale e nel 1990 anche cinematografico, nel 2019 abbiamo una trasposizione teatrale esemplare. Dialoghi, attori, scenografie, luci, perfino la colonna sonora, nella quale impera The number of the Beast degli Iron Maiden, sono un insieme perfetto per una pièce di tutto rispetto. Nel Misery di Filippo Dini, lo spettatore viene accompagnato attraverso scene di paura, thriller, di apprensione, di dolore, smorzate a volte da risate e momenti divertenti, attraversando quelle fasi canoniche del thriller. Uno spettacolo lungo, è vero, ma potente e coinvolgente.
Tournée
dal 5 al 17 novembre Genova, Teatro Duse
dal 19 novembre al 1 dicembre Roma, Sala Umberto
da 3 al 15 dicembre Torino, Teatro Gobetti
17 dicembre Scandiano, Teatro Boiardo
9 gennaio 2020 Meldola, Teatro Dragoni
10 gennaio Faenza, Teatro Masini
14, 15 gennaio Monfalcone, Teatro Comunale
dal 22 al 26 gennaio Ancona, Teatro Sperimentale
dal 28 gennaio al 2 febbraio Catania, Teatro Stabile
2 Comments
Io libro è stupendo e anche il film non è male, anche se tralasciano qualche dettaglio. Bella recensione!
Grazie!!!!